Roma, Firenze, Bologna, Milano, Napoli, Brindisi, Venezia, Perugia, Genova, sono tante le città dove il 5 febbraio le lavoratrici e i lavoratori della ristorazione collettiva hanno manifestato per rivendicare il diritto ad avere un contratto. 

Dopo 32 mesi di trattativa senza arrivare ad alcuna soluzione possibile, le organizzazioni sindacali Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs hanno indetto lo sciopero degli 80mila addetti del settore, impegnati per la maggior parte nelle mense delle scuole, asili nido, uffici pubblici e mense aziendali. 
 

"Senza CCNL, niente tagliatelle", "Da 32 mesi senza contratto, Basta Chiacchiere, vogliamo i fatti",  "Il Piatto Piange, e quando smette di piangere?". Sono i tanti slogan e striscioni utilizzati nelle piazze colorate e festose dove le lavoratrici e i lavoratori delle mense si sono riversati nella mattina di venerdì 5 febbraio per far sentire la loro voce. 

 “Da 36 mesi, quindi più di due anni e mezzo, siamo senza rinnovo del contratto. Il che vuol dire non avere un aumento contrattuale da più di due anni e mezzo” racconta Daniela in piazza con i suoi colleghi. “E per rinnovare il contratto le cooperative ci chiedono di diminuire i nostri diritti: rinunciare ad un terzo dei nostri permessi, non avere più la malattia retribuita. Ma come si fa a non ammalarsi mai quando si lavano continuamente pentole di grandi dimensioni; quando si passa lo straccio per terra o si svolgono altri lavori fisici impegnativi?”. 

Riduzione del costo del lavoro, revisione della clausola sociale nei cambi di appalto, abbassamento delle tutele collettive ed individuali, aumenti retributivi irrisori, sono le proposte inaccettabili avanzate dalle parti datoriali che hanno portato all’interruzione della trattativa. 

“Siamo consapevoli delle difficoltà del momento, ma non possiamo accettare proposte che continuino a peggiorare le condizioni di lavoro di un settore già altamente precario e in difficoltà” spiega Elisa Camellini, segretaria nazionale Filcams Cgil. “La prova di forza dimostrata con lo sciopero non può restare inascoltata, auspichiamo che le aziende riconoscano il coraggio delle lavoratrici e dei lavoratori, e accolgano le loro richieste”. 

“Il contratto nazionale non si fa con il risparmio dei costi, ma valorizzando e rispettando il lavoro” ha affermato Maria Grazia Gabrielli, segretario generale della Filcams Cgil; “dignità, rispetto e un giusto salario, le lavoratrici e i lavoratori vogliono un contratto”.