Un terzo della popolazione è in pensione. Nella società che invecchia velocemente, rappresentare gli anziani significa pensare al futuro, non certo al passato. La longevità, l’allungamento della vita sono tutti fattori positivi che però vanno governati al meglio, altrimenti si ignorano le esigenze di milioni e milioni di persone. È il cuore del discorso con cui il segretario generale dello Spi Cgil Ivan Pedretti ha aperto il XX congresso della categoria, tre giorni da oggi fino a venerdì al Lingotto di Torino. Siamo nel luogo simbolo della memoria e anche dell’innovazione – che fino a qualche decennio ospitava gli operai della Fiat in catena di montaggio –, dove il sindacato dei pensionati ha voluto raccogliersi sotto lo slogan “Qui si fa il futuro”, con oltre mille delegati giunti da tutta Italia.

L’apertura vera e propria della kermesse, a sorpresa, è stata affidata alla musica: un mini-concerto dell’arpista Micol Picchioni che ha rivisitato da sola con il suo strumento brani dei Pink Floyd, Bruce Springsteen, Nomadi, De André, chiudendo con Bella Ciao. Poi è stata la volta del presidente della Regione Sergio Chiamparino: “Come iscritto allo Spi Cgil do il benvenuto a tutti voi”, ha detto nel suo saluto, cogliendo l’occasione per ricordare il ricorso alla Consulta contro il decreto sicurezza fatto insieme alla Toscana e ad altre regioni: “Solo i peggiori Paesi non riconoscono che vi sia un diritto alla protezione per ragioni umanitarie. È vero che non tutti ce l’hanno, ma non sta scritto da nessuna parte – ha aggiunto – che si debba seguire l’esempio sbagliato. Usare cinquanta poveri disperati in modo cieco, bieco, per ragioni che sono solo politiche, è inaccettabile”. Tra i saluti iniziali anche quelli di Carlo Smuraglia, presidente emerito dell’Anpi: “Apprezziamo molto – ha detto – l’idea di guardare al futuro da costruire insieme, lo si può fare difendendo la Costituzione e attuandola nelle sue parti più importanti, come il lavoro”.

Ma torniamo alla relazione di Pedretti, ovviamente il momento più atteso nella giornata iniziale del congresso. “In questi anni – ha sottolineato il dirigente sindacale – abbiamo scelto di aprire i nostri orizzonti, di confrontarci con nuovi soggetti e di allargare la nostra funzione sindacale, non più soltanto come tutela individuale e di servizio, ma anche come sindacato generale che negozia e contratta i bisogni e i diritti di milioni di persone. Abbiamo detto 'Qui si fa il futuro'. Non tutti hanno capito. Non tutti hanno apprezzato. Ma i pensionati in Italia ormai sono un terzo della società e questo peso probabilmente crescerà ulteriormente. Rappresentarli significa comprendere i cambiamenti che stanno avvenendo nella società, significa guardare avanti e pensare al futuro. Che male c’è se il sindacato dei pensionati ha un peso politico e sindacale dentro la confederazione. È con orgoglio e a testa alta che ci sentiamo nella Cgil, rappresentando la nostra peculiarità”. Per questo sarebbe importante avere, insieme alla Carta dei diritti dei lavoratori, anche “una carta per le persone anziane”. Lungo il passaggio sull’importanza dell’Europa e della sua gestione per la coesione sociale (“occorre uno sforzo politico rilevante per arrivare a una carta dei diritti per le persone anziane”), come anche quello contro la violenza sulle donne e sul Sistema sanitario nazionale, collegato alla richiesta di una “legge di civiltà sulla non autosufficienza”. 

Impietoso il giudizio sul governo, definito da Pedretti “pericoloso” perché denigra le istituzioni e cancella i corpi intermedi. “È salita al potere una nuova classe politica che ha un comportamento anomalo e per alcuni versi pericoloso, che professa una sorta di agnosticismo politico cancellando ogni forma organizzativa intermedia e che continua a fare dell'antipolitica la propria politica denigrando e sminuendo il ruolo delle più alte istituzioni del paese. Il governo va contrastato non solo nel merito dei provvedimenti che prende, ma soprattutto nella difesa dei princìpi democratici della nostra Repubblica”. Occorre dunque una grande mobilitazione di tutto il sindacato. “La manovra – ha aggiunto – è debole e pasticciata, non aiuta lo sviluppo, non risponde ai bisogni delle nuove generazioni e contrappone una fascia di lavoratori con quota 100 agli anziani bloccandogli la rivalutazione, usando quelle risorse per destinarle in parte al reddito di cittadinanza e in parte all'uscita previdenziale. Noi ci siamo mossi. Ora occorre una grande ed estesa mobilitazione nostra e di tutto il sindacato confederale. Ci hanno definiti gli avari di Molière perché abbiamo osato protestare. Parole brutte, ingiuste e irrispettose. Una vergogna”.

Il congresso si apre nel giorno in cui Cgil, Cisl e Uil annunciano una manifestazione il 9 febbraio: “Il sindacalismo confederale – ha osservato – deve fare un salto di qualità attraverso la costruzione di una vera e propria costituente per l’unità e per un nuovo sindacato unitario. Il gruppo dirigente di Cgil, Cisl e Uil si assuma la responsabilità di costruire questo progetto politico. A Cisl e Uil dico che si può fare e con l’unità si può provare a cambiare una società divenuta ingiusta e diseguale. Spi, Fnp e Uilp oggi possono aprire quel cantiere rappresentando al meglio le grandi culture sociali del mondo del lavoro, quella cattolica, socialista e progressista. Proviamoci e diamo alle nuove generazioni il periodo migliore della storia del movimento sindacale, quello dell’unità. È un sindacato unitario che può affrontare la più grande trasformazione mai avvenuta dalla fine dell'Ottocento ad oggi, quella dell'innovazione, della digitalizzazione, della comunicazione telematica, della robotica e dell'intelligenza artificiale”. E parlando di politica, “abbiamo bisogno di una sinistra – ha sottolineato – che sappia tenere insieme le ragioni del radicalismo con quelle del riformismo. Abbiamo bisogno di partiti radicati nel territorio che interpretino i bisogni delle persone, non comitati elettorali che sottostanno al capo di turno e all'uomo solo al comando. Vorrei tornare a iscrivermi a un partito, a credere ancora alla possibilità del cambiare insieme, a non consegnare le decisioni al leader in voga del momento. La sinistra deve uscire dall'oblio delle divisioni, ritessere il rapporto con la propria rappresentanza e con il mondo del lavoro”.

Al termine della relazione la presa di posizione sul congresso della Cgil nazionale che tra pochi giorni a Bari eleggerà il successore di Susanna Camusso. Il senso del suo ragionamento è: fare ogni sforzo per costruire una soluzione condivisa. “Penso sia necessario lavorare sino all’ultimo minuto per ricercare una soluzione unitaria. È il compito primario di un gruppo dirigente e di chi lo ha guidato sino adesso. In troppi, anche al nostro interno, sembrano affascinati dal leader carismatico a cui si consegna la facoltà di fare e disfare secondo il suo arbitrio. Penso che la Cgil debba attenersi alle sue regole, senza fughe in avanti. Sostenere che il candidato della segretaria uscente sia in sintonia con il popolo, e che il resto del gruppo dirigente che non sostiene quella tesi sia invece la burocrazia, sarebbe il principio dello snaturamento della democrazia interna. Se così fosse, ci incammineremmo su una china simile a quella del populismo e sarebbe foriera di una grave crisi. La mia opinione è che bisogna favorire una soluzione condivisa e unitaria, ma, se così non fosse, di fronte a più candidature la presidenza avrà il compito di ascoltare i componenti dell’assemblea generale eletta dal congresso e il candidato che avrà un consenso in più sarà il segretario generale di tutti”.

“Chiedo a tutto il gruppo dirigente – è quindi la sua conclusione – di fare uno sforzo unitario per arrivare a una soluzione condivisa non solo sul segretario, ma anche sulla squadra che dovrà governare la Cgil. Lo chiedo in primo luogo al segretario generale uscente: faccia un'azione di ricomposizione unitaria della nostra organizzazione prima che ci lasci. Non possiamo dividerci plasticamente di fronte al Paese, sarebbe un segnale negativo per tutti. Oggi è il tempo dell’unità, di aprire una nuova fase, di ricomporre il gruppo dirigente nel rispetto del pluralismo. Il tempo che ci rimane da qui al congresso sia quello della condivisione e dell’unità della Cgil”.