“Tutti gli interventi che si sono succeduti in materia previdenziale, e che hanno spostato molto più avanti l’età di pensionamento, insieme alla crisi che stiamo attraversando, hanno determinato una sommatoria di gravità per la quale molti lavoratori in età matura si ritrovano senza pensione, senza reddito, senza lavoro e, ora, anche senza ammortizzatori”. Così Morena Piccinini, presidente dell’Inca Cgil, intervenuta questa mattina su RadioArticolo1 nel corso della trasmissione “Italia Parla” (qui il podcast). Per questo, ha aggiunto, “crediamo che gli ammortizzatori debbano essere ampliati, soprattutto nella fascia di età matura e che, contemporaneamente, si debba ripristinare quella flessibilità nell'accesso al pensionamento che nel tempo ha costituito una grande possibilità di risposta a chi i contributi già li aveva e si ritrovava senza lavoro. Questi interventi sarebbero, dal punto di vista economico, assai ridotti e facilmente sostenibili”.

La Cgil ha di recente proposto di utilizzare le risorse dei fondi pensione anche a sostegno dell’economia reale. “È una cosa che diciamo da tempo – ha aggiunto Piccinini –. Quelle risorse possono essere certamente messe a disposizione attraverso una partecipazione attiva dei fondi medesimi. Naturalmente, con tutta la prudenza del caso e garantendo ai lavoratori di non correre rischi. Il che è possibile con la copertura in termini di garanzia della stessa Cassa depositi e prestiti. Il governo fa invece altre cose. Per esempio ha aumentato la tassazione dei fondi medesimi, il che è sbagliato perché rischia di scoraggiare i lavoratori a investire nel risparmio previdenziale”.

Il presidente dell’Inca giudica complessivamente insoddisfacenti gli interventi dell’esecutivo in materia di previdenza: “Da un lato non si occupa di previdenza pubblica, nonostante l'emergenza; ma il guaio è che si disinteressa anche del rilancio della previdenza complementare. Anzi fa un'operazione ancora più insidiosa: considera il risparmio previdenziale come un puro investimento finanziario. È un gravissimo errore sostenere che le risorse derivanti dalla contrattazione, cioè i contributi dei datori di lavoro, possano essere dislocate ovunque, a partire dai fondi aperti fino ai piani individuali di previdenza offerti dalle assicurazioni. La maggiorazione della tassazione sui fondi dimostra proprio questo: la loro totale equiparazione agli altri investimenti finanziari”.

Ed è davvero un peccato perché, ha sottolineato Piccinini, “con i fondi pensione integrativi le parti sociali hanno dimostrato di essere in grado di gestire risorse provenienti dai lavoratori e dalla contrattazione in modo accorto, prudente e anche redditizio, perché poi i risultati dei rendimenti sono positivi. Tuttavia, l'attenzione e l'informazione sono inadeguate. Non c'è stata una campagna istituzionale di informazione degna di questo nome e la disattenzione delle istituzione è significativa. Il tutto ha prodotto risultati paradossali. Nei settori strutturati e nelle grandi aziende tanti lavoratori sono stati informati e hanno aderito con soddisfazione alla previdenza complementare. Mentre nei settori nei quali ce ne sarebbe più bisogno, soprattutto per i giovani e per il ‘lavoro più povero’, le adesioni sono ancora molto poche”.

Per questo, ha concluso la dirigente sindacale, “lo Stato deve ritornare a aprire un tavolo di confronto con le parti sociali, sia per la previdenza sia per la previdenza complementare e assumersi la responsabilità di una grande campagna istituzionale e di una rivalorizzazione dei prodotti di previdenza complementare offerti dalla contrattazione”.