Affermare una contrattazione inclusiva come strumento per riunificare il mondo del lavoro. Un passo importante per la Cgil e, allo stesso tempo, un deciso salto di qualità della sua azione sindacale per superare una linea difensiva sulla precarietà e assumere dentro la contrattazione la rappresentanza di tutte le figure presenti nel mercato del lavoro. È la responsabile delle politiche giovanili della Cgil, Ilaria Lani, a spiegare, nel corso della sua relazione all'assemblea nazionale dei giovani della Cgil, il nuovo percorso sui temi della contrattazione assunto dall'organizzazione guidata da Susanna Camusso.

Una scelta strategica, quella adottata dal sindacato di corso Italia, per “guardare con attenzione alle tante facce della precarietà e costruire innanzitutto battaglie contrattuali”, ha affermato Lani dal palco dell'assemblea nazionale che ha chiuso oggi la quarta festa nazionale dei giovani della Cgil dal titolo 'Lab. Le generazioni dei 1.000 lavori si organizzano'. “In questi anni abbiamo sentito parlare di mercato del lavoro duale, forse è una semplificazione, ma non c'è dubbio che il nostro mercato del lavoro è incredibilmente segmentato e diseguale”.

Aspetti di un mercato del lavoro che la Cgil vuole affrontare attraverso appunto la contrattazione inclusiva, una scelta rilevante per almeno tre questioni, come elencato da Lani: “C'è una fetta crescente di lavoratori e lavoratrici fuori dal contratto collettivo, a cui non parliamo con la nostra azione quotidiana, e che conoscono solo la ricattabilità della contrattazione individuale. Questo aspetto ha oggettivamente indebolito la nostra rappresentanza e la stessa contrattazione”.

La precarietà, secondo punto, “non si cancella per decreto, ha oramai modificato la struttura produttiva e di mercato di interi settori. Occorre costruire percorsi che accompagnino la regolarizzazione e la regolamentazione di questi segmenti e solo la contrattazione può entrare nel merito e mettere mano alle dinamiche dell'organizzazione del lavoro”.

Terzo e ultimo punto: “Includere significa ricomporre, garantire parità di trattamento, estendere diritti, ma anche riconoscere le differenti condizioni. Pensiamo per esempio alla domanda di tutela dei tanti professionisti che lavorano su commesse strutturalmente discontinue e che non chiedono certo di essere stabilizzati ma di avere diritti e un equo compenso”.

Una direzione, quindi, “non semplice – come ha spiegato la responsabile giovani della Cgil –, in particolare in una fase in cui siamo costretti ancora di più in una posizione difensiva” ma “concentrarsi prevalentemente in una posizione difensiva non paga e non ha pagato, abbiamo bisogno di inventare nuove frontiere e nuove dimensioni della contrattazione, non per disperdere energie, ma per recuperarle e modificare i rapporti di forza”. 

L'ingrediente per farlo, secondo Lani, “è la ricostruzione della solidarietà, quella che talvolta in questo mondo del lavoro viene meno e non ci consente di frenare la riduzione dei diritti per i nuovi assunti”, ed è proprio questa la via intrapresa in questi ultimi anni dalla Cgil, da quando quattro anni fa si lanciò la campagna 'Giovani Non+ disposti a tutto', passando per la manifestazione nazionale del 9 aprile 2011, fino alla quarta festa dei giovani Cgil che si chiude oggi. Tutto ciò è il frutto di “un investimento coraggioso che la nostra organizzazione, con l'input forte della segreteria, ha messo in campo e che inizia a contaminare l'organizzazione anche perché cammina sulle gambe di tanti giovani quadri”, che sono il prodotto, fuori dai soliti luoghi comuni, dei circa 600 mila giovani sotto i 35 anni iscritti alla Cgil, pari al 21 per cento del totale.