Su 5.546 imprese sequestrate alla mafia (al settembre 2011), il 50 per cento delle quali in Sicilia, solo 91 hanno avuto un decreto di destinazione di vendita, affitto o chiusura. I lavoratori coinvolti sono stati circa 30 mila (15 mila dunque nell’isola), sul cui destino non esistono informazioni ufficiali. A dirlo è il segretario generale della Fillea Cgil Sicilia Franco Tarantino, parlando di “incapacità dello Stato di rilanciare le imprese sul mercato a causa di una strumentazione inadeguata che evidenzia come l’economia mafiosa rimanga sostanzialmente in mano alla mafia”.

La Fillea Cgil siciliana chiede dunque la modifica dell’attuale legislazione “per valorizzare le prerogative delle imprese sequestrate e poi confiscate, reinserendole nel mercato, separando il destino dei mafiosi da quello dei lavoratori. Occorre affidare la gestione ad amministratori competenti, in grado di renderle competitive nella legalità; offrire coperture sociali ai lavoratori; coinvolgere nel processo il ministero delle Attività produttive; costituire un ufficio relazioni sindacali all’interno dell’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati e fare in modo che promuova per questi beni lavoro in house”.