Il fondo pubblico per l'editoria risale a quota 120 milioni. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Antonio Catricalà ha infatti firmato la sua parte di decreto di assegnazione di altri 50 milioni. Lo si apprende da fonti governative secondo cui, allo studio, ci sarebbero nuove misure sulla selettività dei criteri e nuovi risparmi. Il decreto, secondo quanto riferisce l'Unità online, è in corso di vidimazione da parte del vice ministro Grilli. Alla dotazione di 120 milioni per quest'anno si arriva con i 47 che derivavano dalla legge 416 e successive modificazioni, i 23 recuperati da risparmi vari e, appunto, i 50 che si aggiungono ora,

"Rispetto al punto di collasso - dichiara il segretario generale della Fnsi, Franco Siddi - è questa una condizione di minima garanzia per evitare il tracollo di un intero settore dell'editoria non meramente commerciale fatto di giornali di idee, di cooperative, minoranze linguistiche, comunità italiane all'estero. Sappiamo che il governo punta ora a rendere più stringenti i criteri di assegnazione. Siamo per la massima trasparenza e selettività, riteniamo che vadano sostenuti giornali veri dove ci sono giornalisti veri e dove sono rispettate le regole contrattuali e le norme di legge".

Per Fulvio Fammoni, segretario confederale della Cgil, "la decisione del governo di ulteriori stanziamenti per il fondo per l'editoria è un fatto positivo, ma deve essere chiaro che i problemi non sono risolti e che comunque non si è trattato di un regalo. Si è riparato piuttosto ad un grave problema economico e di libertà di informazione che avevamo ereditato dal governo precedente”.

“Questa boccata di ossigeno – spiega Fammoni, che ha seguito sin dall'inizio la battaglia per la libertà di informazione – è frutto della caparbietà e dell'iniziativa costante delle testate, delle organizzazioni sindacali, del Comitato per la libertà di informazione e di tante associazioni come Mediacoop che hanno continuato a tenere viva l'iniziativa, insieme a molti parlamentari, anche quando tutto sembrava compromesso”. Per il dirigente della Cgil questa decisione del governo è la prova che “quando un'iniziativa è giusta e si porta avanti senza arrendersi, alla fine i risultati si ottengono”.

“Ora però – dice ancora Fammoni – non ci si deve fermare. E' comprensibile la soddisfazione, ma dobbiamo subito rimetterci al lavoro affinché non ci si ritrovi alla fine del 2012 nelle stesse condizioni di quest'anno. I soggetti che hanno fatto la battaglia per ottenere le risorse aggiuntive sono gli stessi che sostengono da tempo la necessità di una riforma del settore dell'editoria. Abbiamo le proposte e abbiamo le capacità per far approvare in tempi rapidi una riforma organica che garantisca la libertà di informazione e che elimini le tante distorsioni ancora esistenti”.