È il giorno dello sciopero alla Bosch di Modugno, in provincia di Bari. Si fermano i lavoratori della storica aziendale dell'area industriale barese, specializzata nella produzione dei componenti per motori diesel. Gli addetti incrociano le braccia per 8 ore in protesta contro le politiche della proprietà. Da tempo la proprietà e i sindacati sono in confitto. "I vertici aziendali - affermano le organizzazioni - convocano riunioni di reparto senza invitare le Rsu e scavalcando il sindacato".

Nel particolare, i responsabili dell'azienda hanno incontrato i lavoratori per spiegare la proposta di accordo presentata alle Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil. Una proposta, però, che è già stata respinta dai sindacati di categoria. Gli stessi non sarebbero stati invitati a partecipare alle riunioni. "In piena violazione sia del ruolo che rappresentiamo sia del nostro status di lavoratori - si legge nella nota congiunta di Fim, Fiom e Uilm -, abbiamo diritto anche noi di ascoltare che cosa ha da dire l'azienda sul futuro della società"

A fare il punto della situazione è Saverio Gramegna, segretario generale della Fiom di Bari, sull'edizione di ieri de La Gazzetta del Mezzogiorno. "Apprendiamo dalla Rsu dell'azione che i responsabili della Bosch del sito di Modugno stanno svolgendo in queste ore", ha spiegato". L'azienda vuole evidenziare "la 'modesta' somma che verrebbe meno nelle tasche dei lavoratori stessi a fronte della riduzione di orario lavorativo e, soprattutto, dei rischi cui si va incontro se questa ipotesi non venisse accettata". 

La proprietà della Bosch, che conta in tutto 1.890 dipendenti, ha annunciato un piano di esuberi di 850 dipendenti, pari al 40% dei lavoratori. Una crisi che, secondo l'azienda, sarebbe stata determinata dai danni provocati dall'inchiesta Dieselgate e dalla scoperta di centraline modificate sulle vetture di alcune case automobilistiche per falsificare i risultati delle emissioni. L'azienda ha presentato un piano di riduzione degli utili stimato del 65% in cinque anni, con una sovracapacità produttiva del 45% e una proposta di intesa che taglia salari e orari senza offrire garanzie su piano industriale e livelli occupazionali.

"La Bosch è consapevole del fatto che l'impostazione della sua proposta di accordo è stata da noi rigettata - prosegue Gramegna sulla Gazzetta -. Abbiamo chiesto alla Bosch di presentare un vero piano industriale che porti a nuovi investimenti per l'innovazione di prodotto e di processo. Soprattutto, la Bosch è consapevole del fatto che ai sacrifici possibili dei lavoratori deve corrispondere alla fine del piano industriale il mantenimento dell'attuale occupazione del sito barese".