“L’andamento dell’economia continua a essere lontano dalla ripresa e gli squilibri macroeconomici globali aumentano”. È quanto si legge nel sesto numero dell’Almanacco dell’economia, curato dall’area delle Politiche economiche della Cgil. Per il sindacato di Corso d’Italia, “le politiche monetarie accomodanti messe in campo dalle economie avanzate, se non accompagnate da politiche fiscali e di bilancio altrettanto espansive, rafforzano la trappola della liquidità e accentuano le disuguaglianze senza risolvere la crisi occupazionale e la deflazione, soprattutto in Europa”. In questo quadro, la previsione delle conseguenze economiche e sociali della Brexit, per l’Europa e per la Gran Bretagna, risulta “complessa”.

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Se rivolgiamo lo sguardo al nostro Paese, e “facciamo i conti con la realtà”, è facile rendersi conto, spiega la Cgil, “che la situazione economica dei primi mesi del 2016, come rilevano i dati diffusi dall’Istat, ha subito un brusco peggioramento”. A dimostrarlo anche l’Indice di ripresa della domanda effettiva (Iride), l’indicatore economico elaborato dalla Cgil, che “dopo una variazione positiva dell’ultimo trimestre 2015 torna a essere pari a meno 0,5”, prefigurando ancora una volta, per l’anno in corso, una crescita inferiore alle attese, sia quelle del governo (che nel Def 2016 prevede una variazione del Pil dell’1,2%), sia delle principali istituzioni (la Banca d’Italia nelle proiezioni macroeconomiche per l’economia italiana del 6 giugno 2016, rivede al ribasso le previsioni precedenti).

In Italia il Pil cresce appena dello 0,3% a livello congiunturale, conquistando l’ultimo posto rispetto all’area euro, a Germania, Francia e Regno Unito. Mentre la crescita è tutta affidata alla domanda interna: nel mese di aprile il commercio estero continua a essere fermo. Come dimostrano i conti nazionali trimestrali, nei primi tre mesi del 2016, il contributo alla variazione del Pil dato dalla domanda interna è pari solo allo 0,2%, mentre quello della domanda estera scende addirittura dello 0,2%, praticamente, sottolinea la Cgil, “a far crescere il Pil è la variazione delle scorte”. L’Almanacco evidenzia quindi che “la tendenza alla deflazione è confermata, il mercato del lavoro mostra ancora segnali negativi e i livelli pre-crisi sono lontanissimi”.

Per la Cgil la strada della ripresa sarà possibile “solo attraverso un nuovo intervento pubblico in economia per la creazione di occupazione”, come previsto nel Piano del lavoro elaborato dalla stessa confederazione di Corso d’Italia, e con l’aumento dei salari reali, “a partire dai contratti nazionali, come richiesto nella piattaforma unitaria per un moderno sistema di relazioni industriali”.

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