La lettera di Mattarella al premier Conte, inviata contestualmente all’emanazione del decreto legge su immigrazione e sicurezza, “indubbiamente esprime una preoccupazione, da parte del presidente della Repubblica, e traccia anche delle linee di interpretazione delle norme. Penso che queste linee saranno senz'altro seguite dai giudici”. È questo il commento a caldo di Domenico Gallo, magistrato della Cassazione, già senatore e attivo nei comitati per la difesa della Costituzione, in una conversazione con Rassegna sul dl Salvini.

Il provvedimento del governo, a parere di Gallo, “contiene aspetti allarmanti di incostituzionalità e può provocare danni irreparabili” alla disciplina dell’immigrazione e della cittadinanza, imponendole “una torsione che la fa precipitare nell’assurdo”. Il magistrato, insieme al Coordinamento per la democrazia costituzionale del quale è membro, aveva auspicato che Mattarella rifiutasse di firmare l’atto, così come accadde nel 2009, quando Napolitano bloccò le iniziative del governo Berlusconi sul caso Englaro. “Questo - spiega Gallo a Rassegna - non avrebbe significato contrastare le scelte politiche del governo, perché dare un indirizzo diverso non spetta al presidente della Repubblica. Ma il governo avrebbe potuto benissimo sviluppare la sua ‘riforma’ presentandosi al Parlamento con un disegno di legge”.

Ma, tant’è, Mattarella ha firmato il decreto. Resta però l’avvertimento al governo: i diritti degli stranieri, sanciti dai trattati internazionali e dalla Costituzione nell’articolo 10, vanno rispettati. “Ci sarà un’esplosione del contenzioso - prevede Gallo - perché i giudici dovranno riconoscere, appunto, che la normativa interna non può calpestare gli obblighi che nascono dalla Convenzione internazionale sui diritti dell'uomo. L’Italia, del resto, fa parte di un ordinamento comunitario che disciplina questa materia con regole che non possono essere derogate. In presenza di azione penale contro i rifugiati, non si potranno eseguire espulsioni verso Paesi in cui queste persone possono essere esposte a torture o a pericoli ancora maggiori. Né si potranno respingere coloro che, anche se non hanno diritto alla qualifica di rifugiato, tuttavia non possono ritornare nei Paesi di origine, da cui sono scappati per ragioni attinenti alla loro sicurezza personale”.

Rassegna Quindi si può parlare di un argine posto da Mattarella?

Gallo Diciamo che ci sarà un problema di applicazione. E, nell’applicazione del provvedimento del governo, bisogna vedere quali regole prevarranno. Questa politica di diniego, che calpesta i diritti altrui, si scontra con norme di alto rango, il che renderà cruciale il ruolo degli interpreti.

Rassegna Il suo giudizio sul dl Salvini, ampiamente argomentato, è durissimo. L’ha definito un decreto non solo incostituzionale, ma “ignobile”, a cominciare dall’abolizione del permesso di soggiorno per motivi umanitari...

Gallo Il soggiorno per motivi umanitari viene dato a quelle persone che per le ragioni più varie non possono rientrare nei paesi d'origine. Quindi, se togliamo il permesso di soggiorno dal passaporto, che consente a queste persone di integrarsi nella società e nell'economia italiana, creiamo una popolazione senza diritti nel nostro Paese, ma che neppure può andare via. Lo Stato infatti non è in grado di eseguire gli allontanamenti in modo massiccio. Saranno allontanamenti molto limitati. Lo stesso Salvini ha detto che ci metteremo 80 anni per mandare via tutti quanti i ‘clandestini’, come li definisce lui con disprezzo. Quanto all’incostituzionalità, beh, questa è una materia che non si dovrebbe regolare con decreto legge. I decreti legge - dice la nostra Costituzione - si possono associare a una legge emessa dal governo senza intervento del Parlamento solo in casi straordinari di necessità e urgenza. Se si deve mettere una tassa, per esempio, sui capitali, si deve fare con decreto legge, perché altrimenti il capitale lo sa prima e scappa. Se si deve aumentare la benzina, si procede con decreto legge. Ma mettere delle norme a sorpresa che regolano in maniera piuttosto complessa la disciplina dell'immigrazione è un non senso. Non sussistono i presupposti di necessità e urgenza. Il decreto legge è un atto a sorpresa, assurdo e violento.

Rassegna Sulla revoca o diniego della protezione internazionale e dello status di rifugiato c’è stata una parziale marcia indietro nel testo definitivo del decreto. Adesso non basta l’instaurazione del procedimento penale, ma occorre una condanna in primo grado. Un miglioramento?

Gallo Per niente! Direi anzi il contrario. Il Corriere della Sera ha pubblicato un interessante commento di Luigi Ferrarella al riguardo, dove si mette in evidenza che in questo nuovo testo del decreto, che sarebbe circolato sottobanco, il richiedente asilo può essere espulso se sottoposto a procedimento penale, ‘ovvero’ se è stato condannato anche con sentenza non definitiva. Quell’‘ovvero’ vuol dire che si può essere sottoposti a questo trattamento che interrompe la domanda di asilo sia quando si è incappati in un procedimento penale, sia quando si è stati condannati con sentenza non definitiva. Rimane il fatto che basta una semplice denuncia per reati - che poi, a volte, possono essere anche provocati da comportamenti non idonei di pubblici ufficiali, mi riferisco alla resistenza a pubblico ufficiale -, per ottenere l'effetto di interrompere la procedura e costringere la commissione territoriale a emettere un giudizio immediato. In questo modo non viene poi concessa all'interessato la possibilità di fare ricorso in Cassazione, di opporsi o altro. Insomma è una norma palesemente incostituzionale, che straccia principi di civiltà giuridica inviolabili e che fanno parte dell'identità della Repubblica italiana, come ha scritto la Corte Costituzionale nella famosa sentenza 238/2014.

Rassegna Sull’estensione del trattenimento degli irregolari nei Centri di permanenza per il rimpatrio fino a un massimo di 180 giorni, lei ha parlato di “circuito concentrazionario”.

Gallo Sì. È una misura molto grave. Qui c'è una doppia violazione. È vero che una direttiva europea consente agli Stati membri di trattenere le persone in attesa di espulsione fino a 6 mesi. Noi, però, come termine massimo avevamo quello di 90 giorni. Ma nei Cpr ci sono solo 600 posti. Mentre la popolazione interessata è molto superiore, nell’ordine di diverse migliaia di persone. Certo non le 500 mila sbandierate durante la campagna elettorale. Quindi cosa succede? Non solo si raddoppia il termine, e questo comporterà un raddoppio della popolazione trattenuta, perché lo Stato poi non esegue l'espulsione degli irregolari, o potrà farla solo col contagocce, ma è prevista anche una norma molto pericolosa in base alla quale il trattenimento si potrà eseguire presso ‘idonei luoghi messi a disposizione del ministero dell'Interno’. Questa è una formulazione molto oscura che ci fa capire come ci sia l'intenzione di creare prigioni speciali al di fuori del circuito carcerario e dell'ordinamento giuridico. Temo che in questi luoghi sarà molto difficile assicurare il rispetto dei diritti fondamentali della persona.

Rassegna Ora capisco il suo riferimento all’Arcipelago Gulag”...

Gallo Aggiungo che c’è un altro aspetto incostituzionale: non si prevede la copertura finanziaria. Se noi passiamo da 600 detenuti per tre mesi di permanenza a 6 mila o a 60 mila per 180 giorni, l'esplosione dei costi è enorme. Ma dove è prevista la copertura di questi costi?

Rassegna Anche sulla restrizione del sistema di accoglienza Sprar l’intervento è pesante...

Gallo Mi faccia dire che, se c'è una cosa che va contro gli interessi degli italiani, è proprio questa: viene praticamente demolito il sistema di accoglienza organizzato dai Comuni attraverso lo Sprar, che consentiva di distribuire rifugiati e richiedenti asilo in gruppi ed enti locali che organizzavano percorsi di preparazione, di studio e di inserimento. In questo modo si crea un grosso danno, perché gli stranieri presenti in Italia saranno sempre meno integrati, il che aumenterà il disagio per gli italiani. Altro che ‘prima gli italiani’. Qui gli italiani saranno i primi a subire gli effetti negativi della nuova disciplina.

Rassegna Il dl Salvini mette insieme accoglienza, immigrazione, sicurezza e mafia. Non un bel messaggio politico e culturale. Corre il pensiero, inevitabilmente, al modello Riace e a quanto sta accadendo al sindaco Mimmo Lucano...

Gallo Nel merito della vicenda non posso entrare, però è chiaro che quello di Riace è stato un grosso successo sul piano sociale, perché ha fatto rinascere un paese destinato all'abbandono e al degrado. Ma questa esperienza di integrazione viene vista come il fumo negli occhi da parte di quella politica che ha eletto lo straniero a nemico pubblico. Si respira uno spirito negativo che, probabilmente, ha influito sui fatti accaduti a Riace negli ultimi giorni.