La rete, la tv, la creazione dell'immaginario collettivo e le nuove potenzionalità della comunicazione globale digitale, ma anche e soprattutto il senso dei messaggi che si vogliono veicolare. Sono stati questi i temi al centro dell'incontro dedicato alla “democrazia 2.0” a cui hanno partecipato Lorenza Lei, Ad della Rai pubblicità, Anna Mara Testa, esperta di pubblicità e comunicazione, Roberto Cotroneo, scrittore e Nicola Nicolosi, segretario confederale Cgil.

Lorenza Lei, quello che succede nel cervello
“Dobbiamo sapere cosa succede in un minuto dentro la rete e conoscere gli strumenti a disposizione. Così Lorenza Lei, Ad Rai Pubblicità, è intervenuta così al dibattito “Democrazia 2.0” in corso nell’abito delle Giornate del lavoro. “Dobbiamo condividere un breve glossario delle nostre parole chiave e conoscere la catena delle professionalità del mondo della comunicazione, capire quali siano i profili. Noi sappiamo che su internet vanno 200 milioni di persone in media in un minuto. Dobbiamo quindi trovare il nostro nuovo profilo di professionisti e anche la profondità della nostra comunicazione.” Nelle slides che ha fatto proiettare, Lorenza Lei ha sottolineato come in un minuto ci sia un miliardo di nodi connessi, cos come ci sono circa 100 milioni di neuroni interconnessi nel cervello umano. E’ necessario capire come e quando usare i linguaggi e gli strumenti della rete.”

Anna Maria Testa: oggi facciamo cose impensabili fino a 20 anni fa
“Io ho 60 anni e sono nata in un mondo in cui non c’erano neanche i fax. Quando ho cominciato a lavorare c’erano le macchine da scrivere, c’erano i fattorini”, ha detto invece Anna Maria Testa, una delle principali esperte di comunicazione in Italia. “L’ufficio del lavoro americano sostiene che tra 20 anni vari lavori spariranno; l’Ocse dice che le opportunità stesse di lavoro stanno cambiando. Questo scenario dovrebbe essere sempre presente nelle discussioni che facciamo oggi sulle scelte da fare nel futuro. Altri lavori che non esistono più sono il compositore di testi per la stampa, gli archivisti, i foto ritoccatori. Se prendessi i miei colleghi che avevo nel 1974 e guardassi alle loro professionalità, un buon 30% non saprebbe cosa fare oggi. Tra 20 anni ci saranno lavori che non hanno ancora un nome. Chi ha cuore il lavoro dovrebbe parlare con chi ha cuore la formazione e l’istruzione.” Testa ha voluto mettere a confronto l'oggi con il passato più recente. “Se penso a quanto tempo ci mettevo per recuperare le informazioni di cui avevo bisogno e quanto poco tempo oggi si impiega per accedere alle biblioteche mondiali, ringrazio il dio di internet. Questo per quanto ci sia una parte di illegalità nel web. C’è la sensazione di perdercisi dentro, in un mondo che cresce enormemente e che cresce cambiando.” “La previsione condivisa è che nei prossimi anni ci si scambi sempre più immagini e video - prosegue la Testa. Le parole hanno sempre un senso alla luce del contesto in cui si pronunciano. La comunicazione è una componente rilevante del nostro essere umani tra essere umani. È un dato di realtà, indipendentemente se ci piaccia o meno.”

“Questa rete bisogna conoscerla, interiorizzarne i linguaggi, sapere che è un ambiente che non va demonizzato né santificato. Grillo santifica la rete come se tutto ciò che nasce lì fosse buono e democratico. Non è vero visto che ragazzine vengono perseguitate, falsità vengono diffuse. Così come non è vero che tutto ciò che passa lì è negativo e irrilevante. Ed entrando nel cuore del tema dell’incontro, la Testa riflette “se sia ben posta la domanda sulla democrazia in rete: la gente si informa a prescindere se sia sulla rete o meno. Un mondo o l’altro non implicano che si sia minimamente o massimamente informati.” Ed illustra alcuni dati recenti: “La tv cresce come informazione. Negli ultimi anni Internet è passato al 65% come fonte di informazione. Le persone oggi si costruiscono propri palinsesti personali e non è detto che una fonte escluda l’altra. Quello che salta è la gerarchia tra le fonti disponibili. Oggi una pagina Facebook ha la stessa autorevolezza di una pagina di giornale.” “Non credo che in rete ci sia meno democrazia perché le persone sono meno informate – afferma concludendo il proprio intervento. Un buon modo per far crescere la democrazia può essere far crescere il modo in cui si sta in rete.”

Roberto Cotroneo. Vi racconto un aneddoto.
“Vi racconto una aneddoto che ci servirà a capire cosa sta accadendo – esordisce così lo scrittore e giornalista Roberto Cotroneo all’incontro Democrazia 2.0, in programma oggi 3 maggio alle Giornate del lavoro a Rimini. “Tre anni fa ero in una scuola media laziale: gli studenti avevano il computer davanti mentre parlavo del mio romanzo su Chat Baker. Questi ragazzi non sapevano chi fosse. La mia generazione cosa avrebbe fatto? Tornato a casa avrei cercato sui libri a casa o in biblioteca. Magari avrei ordinato un disco in un negozio che sarebbe arrivato dopo 15 giorni. Alla necessità di vederlo e sentirlo suonare avrei ovviato vedendo per caso di notte sulla Rai un filmato d’epoca. Invece mentre io parlo i ragazzi trovano su Wikipedia la biografia, lo vedono e sentono suonare su Youtube. Questo lo si può fare sia in campagna che in città.”

“ Quali sono i vantaggi egli svantaggi di tutto questo? Vantaggi: oggi abbiamo una capacità e velocità di lettura e informazione che è strepitosa. Per la mia generazione informarsi era leggere dei libri. Lo svantaggio consiste nel fatto che non faccio riposare le informazioni che acquisisco come un campo coltivato. Oggi abbiamo la possibilità di vedere, sapere e leggere tutto. È un labirinto del tipo che si forma mentre ci camminiamo dentro, definito, ben prima che si inventasse la rete, il labirinto a rete appunto.” Interrogandosi ad alta voce sugli sviluppi futuri di tali scenari, Cotroneo procede affermando che “abbiamo il problema dei nativi digitali che sono quelli che lo conoscono peggio perché non sanno come funziona l’analogico. Non conocono il percorso per arrivare sul digitale. La rete sta cambiando il modo di pensare chi ha tra 15 e 30 anni. Non è solo questione di coscienza politica: cambia anche il modo di comunicare il modo di apprendere. Dobbiamo lavorare molto sull’idea che riteniamo di dover essere costantemente al centro del mondo pur non essendoci.” Analizzando il tema dell’informazione e delle libertà nel mondo digitale Cotroneo ravvisa un problema concreto nella “identificazione tra brutalità e franchezza di informazione e verità di informazione. Questo sta generando un enorme equivoco: il fatto che tutto sia un diritto e che tutto si possa dire con qualunque tono.”

Nicola Nicolosi: una comunicazione centrale per la democrazia
Una grande organizzazione di 6 milioni circa di aderenti deve arrivare ad un rapporto umano diretto, per poter condividere passione e sentimenti su cui costruire idee e proposte ma anche proporre cambiamenti nella società.” Coì Nicola Nicolosi, segretario nazionale Cgil, ha risposto alle sollecitazioni emerse dal dibattito tra gli esperti di comunicazioni intervenuti a Democrazia 2.0, in programma oggi alle Giornate del lavoro a Rimini. “Abbiamo bisogno di mantenere questo rapporto così come il rapporto rete – democrazia è ormai diventato centrale. Sono affascinato dalle informazioni che ci avete dato oggi. La partecipazione cosciente deve essere segnata dai temi che affrontava Lorenza Lei: come si costruisce il sapere, il tema della formazione che per noi ha assunto grande importanza. Immaginatevi il valore delle 150 ore: una grande conquista che fa parte della mia generazione. Oggi potremmo pensare di utilizzare un monte delle 150 ore alla formazione in tal senso. Dobbiamo capire come ricostruire in termini veri la partecipazione e come ci rapportiamo alla comunicazione.”

“La Cgil oggi utilizza quasi tutti gli strumenti comunicativi disponibili – ricorda Nicolosi. C’è grande sforzo in tal senso: quasi tutte le nostre strutture periferiche hanno un rapporto con tali strumentazioni. Forse dovremmo fare una ricerca conoscitiva su come la Cgil usa questi strumenti. Ma dobbiamo stare tutti attenti perchè nell’utilizzo di questi strumenti manca qualcosa. Ci deve far riflettere sull’anima necessaria al nostro lavoro che la freddezza dello strumento spesso non dà. Credo sia necessario uno sguardo che sia di partecipazione ma di critica allo stesso tempo. Abbiamo bisogno della partecipazione come protagonista della nostra azione.” (b.p.)