È stato annunciato dal governo come la fine del precariato, ma il Decreto Dignità rischia di penalizzare ulteriormente i diritti degli stessi lavoratori che prometteva di blindare. E’ il caso di circa 400 lavoratori distribuiti in diverse aziende del salernitano per i quali la proroga del contratto a tempo determinato ora si fa difficile. "Un'incertezza dettata non tanto dalla crisi, che ancora perdura nei settori produttivi nel nostro territorio, ma dall’entrata in vigore della normativa che ha ridotto il numero di proroghe possibili per i contratti a termine da 5 a 4, e la durata totale da 36 a 24 mesi, con l’apposizione della causale a partire dal 12esimo mese". E' quanto dichiara Antonio Capezzuto, responsabile del dipartimento mercato del lavoro Cgil Salerno.

"Per il 2019 i risultati si prospettano molto diversi dalle aspettative del governo - prosegue Capezzuto -, visto che il provvedimento è stato pensato per ridurre i contratti precari, mentre le aziende si stanno orientando verso la sostituzione di contratti a tempo determinato con altri contratti analoghi. L’avere reinserito l’obbligo di causale nei contratti è un fatto importante, ma averlo previsto solo al superamento del dodicesimo è un errore. Nei fatti stiamo già avendo i primi riscontri: le aziende obbligate a concludere i contratti al raggiungimento dei 24 mesi, stanno optando per la sostituzione di questi lavoratori utilizzando contratti di lavoro di durata inferiore a dodici mesi, non soggetti all’obbligo di causale. Licenzio un precario con esperienza e ne assumo un altro ma per pochi mesi".

Il Decreto Dignità "inoltre non  dice nulla sul lavoro intermittente, che negli ultimi mesi ha avuto una crescita esponenziale. Allora, se davvero si vuole attivare un’azione contro la precarietà, bisogna tenere insieme i pezzi, perché altrimenti l’azione è inefficace; anzi, si corre il rischio che tutti passino proprio al contratto intermittente”, conclude il sindacalista.