La destra estremista, xenofoba e razzista non sfonda neanche in Francia, dopo che lo stesso era accaduto in Olanda e in Austria. Il rischio di una 'Vandea' populista, ben presente fino a qualche mese fa, è stato scongiurato. Dal punto di vista democratico, il quadro politico europeo sembra tenere e questo è un fatto sicuramente positivo. Che Le Pen non sia presidente è un bene per tutti”. A dirlo è il responsabile delle politiche europee e internazionali Cgil, Fausto Durante, interpellato da rassegna all'indomani dall'ampia affermazione di Emmanuel Macron eletto all'Eliseo con il 65% dei voti.

L'altro aspetto positivo, “con il rispetto e con equilibrio che si devono, quando si commentano le vicende di un altro paese – aggiunge Durante – è che Macron, pur con tutte le riserve sul suo programma politico, rilancia con forza il tema del progetto europeo. Di fronte all'evidente appannamento degli ultimi anni mi pare un segnale in controtendenza. Il messaggio politico e anche simbolico (appena dopo la vittoria, Macron si è presentato in piazza a Parigi sulle note dell'inno europeo, ndr) è che l'Europa può contare su un attore disposto a giocarsi la partita sul terreno della ripresa del progetto continentale”.

Ci sono però anche aspetti meno brillanti, che non convincono. Il leader di En Marche non è certo piombato dal nulla. Prima di ritirarsi per correre all'Eliseo, era alla guida del ministero dell'Economia che ha prodotto la legge che porta il suo nome, la legge Macron appunto. “Nei titoli e negli obiettivi aveva il compito di favorire il rilancio dell'economia francese, ma è stata valutata in maniera estremamente negativa dalla Cgt, da Force ouvrière e, almeno in una prima fase, da tutti gli altri sindacati”, sottolinea Durante.

Il neo-presidente francese è stato anche sostenitore e paladino della riforma che ha profondamente diviso il mondo del lavoro transalpino, la loi travail. L'inquilino dell'Eliseo “si è speso molto per farla approvare – ricorda l'esponente della Cgil – con una serie di forzature anche nell'iter parlamentare di fronte alle quali i sindacati, Cgt e Force ouvrière in testa, hanno messo in campo una mobilitazione fortissima”.

Più in generale, “c'è da interrogarsi sul tema della sinistra che scompare nel governo della globalizzazione e delle mancate risposte alla crisi. La via d'uscita di Parigi è stata l'elezione di un esponente politico che non ha certamente un background di sinistra e non propone un programma di sinistra; un aspetto che la famiglia del socialismo europeo e internazionale non può ignorare. Se si continua così – conclude Durante –, credo sia concreto il rischio di marginalità e inessenzialità rispetto ai processi politici, fatto da non augurarsi perché della sinistra e delle sue istanze, nonostante la sua incapacità a comprendere il mondo nuovo, c'è ancora bisogno”.