“La legge di Stabilità taglia la spesa e gli investimenti pubblici sperando che la riduzione a pioggia delle tasse alle imprese produca o aumenti gli investimenti privati. Ma non funzionerà: la nostra è una crisi di domanda e se le imprese non vendono, poi non assumono. Oltretutto si fanno ingiustizie terribili: qualcuno ha calcolato che la Ast di Terni, al centro di una vertenza con 600 licenziamenti in ballo, con la manovra risparmierà 7 milioni di tasse l'anno”. A dirlo è il segretario confederale della Cgil, Danilo Barbi, ai microfoni di RadioArticolo1 (qui si può ascoltare il podcast).

Inoltre, aggiunge l'esponente della Cgil, il governo ha sbagliato completamente le previsioni sul Pil: “Pensava che la ripresa fosse iniziata e invece non è così, purtroppo. E oggi persevera nella sua analisi completamente errata. Mentre a parole afferma che potremmo essere una locomotiva europea, nei fatti prevede al 2018 una disoccupazione ancora all'11,5%, cioè 40% di disoccupazione giovanile considerata ormai come dato strutturale”.

Dietro a tutto questo, però, c'è una scelta precisa dell'Europa ed è dunque lì che bisogna intervenire. "Siamo in una situazione economica talmente grave - sottolinea Barbi - che il governo dovrebbe dire una cosa secca: vanno cambiati gli accordi europei. La politica europea è il problema vero, la deflazione deriva da là. L'austerità non solo non è stata espansiva, adesso è una cura dannosa". Certo non sarà una passeggiata negoziare sugli accordi, ma il governo non ci sta neanche provando. "Dopo avere detto in campagna elettorale che bisognava cambiare verso all'Europa, ora si sta acconciando alla cosiddetta 'austerità flessibile' con margini di bilancio controllati, compensati però da altre riforme come l'ulteriore modifica dell'articolo 18. È evidente che c'è un nesso”.

I nuovi tagli lineari a Regioni, Comuni e Province si inquadrano nella medesima logica. “La legge di Stabilità non punta alla riqualificazione della spesa pubblica ma alla riduzione di questa spesa e in generale del perimetro pubblico, perché è l'unico modo per ridurre il debito senza inflazione. Chi ha concepito il fiscal compact voleva esattamente questo". Perché questo accanimento contro l'inflazione? “Semplice: l'inflazione determina anche un certo logoramento reale dei patrimoni. Ma la grande finanza, che solo in Europa non è stato scalfita dalla crisi, non lo vuole”.

“Siamo di fronte a una politica europea - conclude Barbi - in cui l'area più ricca del mondo pretende che gli altri, i cinesi e gli americani, li finanzino. Si riflette poco su questo, ma è esattamente ciò che stiamo facendo e anche gli ultimi dati dell'Ocse lo dicono con chiarezza. È una politica che nel '900 finiva a cannonate, una politica di aggressione economica della quale non si ha neanche la percezione. L'austerità da questo punto di vista sta diventando un problema per il resto del mondo”. (mm)