Si fermano oggi (mercoledì 8 giugno) in Sicilia i lavoratori dei Consorzi di bonifica. Presidi sono previsti in tutti i luoghi di lavoro e davanti le Prefetture, mentre una delegazione sindacale manifesterà (alle ore 10) a Palermo, davanti all’assessorato regionale all’Agricoltura, chiedendo di essere ricevuta. A organizzare la protesta sono Fai Cisl, Flai Cgil e Filbi Uil regionali: “Sono forti le preoccupazioni per la grave e insostenibile crisi economica in cui versano i Consorzi” dicono i segretari dei sindacati Fabrizio Colonna, Antonino Calandra e Vincenzo Savarino, constatando anche “l'incapacità della politica a intervenire con tempestività e progettualità seria per il rilancio di un comparto strategico che possa continuare a offrire i servizi dovuti all’agricoltura siciliana, sempre più in sofferenza".

Nutrito è il pacchetto di proposte avanzato dai sindacati regionali. Fai, Flai e Filbi chiedono anzitutto “la riforma del comparto”, sottolineando come nessuno dei cinque assessori all'Agricoltura fin qui nominati dal presidente della Regione Crocetta abbia dato seguito alla riforma attraverso i decreti attuativi. Rifacendosi poi al documento presentato il 20 maggio scorso, i sindacati chiedono “l'abrogazione dell'articolo 47 della legge 9/2015, che ha tagliato i fondi destinati al personale della legge regionale 49/81, con il conseguente aggravio dei ruoli di contribuenza per gli agricoltori; l'impegno a iniziare una progettualità a difesa del territorio regionale dal rischio idrogeologico, con l'utilizzo dei lavoratori delle ‘Garanzie occupazionali’ oltre il limite previsto”.

Altri capitoli importanti della piattaforma sindacale sono “il pagamento degli stipendi arretrati” e la necessità di trovare una “soluzione per i lavoratori stagionali, a oggi mai affrontata, che riguarda la stabilizzazione”. A tutto questo, concludono Fai Cisl, Flai Cgil e Filbi Uil regionali, se si aggiunge “la totale chiusura del Sindacato nazionale enti bonifica italiani (Snebi) in merito al rinnovo del contratto nazionale di categoria, fermo al 2012, ci si ritrova stritolati tra il vuoto della politica regionale e la caparbia quanto arrogante azione dei datori di lavoro”.