Gli ultimi dati Inps sull’utilizzo degli ammortizzatori sociali – i primi dopo l’entrata in vigore della naspi – dicono che le richieste sono diminuite rispetto allo scorso ma, per la Cgil, non si tratta di un segno positivo. “La verità – ha detto questa mattina Morena Piccinini, presidente dell’Inca nel suo intervento su RadioArticolo1 (qui il podcast) – è che, come abbiamo denunciato, sono finiti i ‘vecchi’ ammortizzatori e i nuovi hanno criteri e vincoli più stretti, per questo temiamo che il dato in futuro sarà in calo. Non perché sia diminuita la disoccupazione, ma perché è più difficile accedervi".

Piccinini è poi intervenuta su altri dati, quelli Inail, che rivelano un calo degli infortuni mortali: “Va detto da un lato che nelle aziende in cui c’è stato un investimento serio, nonostante la crisi, in prevenzione e sicurezza questo ha pagato. Tuttavia pensiamo che buona parte dei dati di miglioramento derivano anche dal fatto che c'è un calo occupazionale significativo: il calo dei decessi in edilizia, ad esempio, dimostra che c'è una grande crisi in quel settore che determina ripercussioni sia sul dato infortunistico nel complesso, sia nelle denunce. C'è infatti molta più resistenza, molto più timore da parte dei lavoratori di denunciare gli infortuni in quanto tali, a meno che non siano molto gravi, e nell'intraprendere azioni per il riconoscimento delle malattie professionali”.

Queste ultime, ha aggiunto, “non sono affatto diminuite; anzi, i fattori di esposizioni al rischio sono paradossalmente in aumento ma anche in questo caso c'è un maggior timore da parte delle persone nel perseguire il riconoscimento di questo loro diritto per il timore di poter avere delle ripercussioni sull'attività lavorativa. Abbiamo organizzato da poco un convegno come Inca proprio sul tema della ricollocazione lavorativa in caso di inidoneità alla mansione e abbiamo visto quanto sia facile l'espulsione in caso di inidoneità alla funzione e quanto sia difficile la ricollocazione nella stessa azienda o in un altro luogo di lavoro “.

Proprio per questo, un ruolo di dissuasione lo svolge il Jobs Act,
che determina, per Piccinini, “una condizione di precarietà anche culturale della persona nel rapporto con il lavoro. Un senso di insicurezza permea tutta la condizione lavorativa e rende più difficile l'esercizio di ogni diritto, sia quelli legati alla salute, sia quelli legati alla genitorialità“.

La presidente dell’Inca si è poi espressa sul tema delle pensioni: “ La legge Monti-Fornero, come era nelle sue premesse, sta mantenendo tutti i più nefasti proponimenti, innanzitutto creando esodati: espulsioni dal lavoro in età matura per tante persone che si ritrovano in più con ammortizzatori sociali indeboliti. Per questo pensiamo che vada introdotta una condizione di maggiore flessibilità nell'accesso al pensionamento. Pensiamo poi che la perdita del posto di lavoro a 55-60 anni non può essere supplita con uno strumento sulla povertà. Queste misure devono essere universali, di natura assistenziale e coperte dal bilancio dello Stato, non possono avere natura previdenziale”.

Altra cosa, per Piccinini, è “un accompagnamento previdenziale per persone che hanno lavorato 35-40 anni e gliene mancano pochi per arrivare ai fatidici 42. Queste persone devono avere un ‘accompagnamento previdenziale’ con una maggiore flessibilità rispetto ai parametri di oggi che sono talmente rigidi che non fanno altro che determinare una implosione del sistema”. I costi per questa misura non possono essere considerati costi assistenziali, ma devono funzionare "con un principio di solidarietà interna al sistema, quel principio che oggi non esiste più e che anzi qualcuno ha in mente di far scomparire del tutto anche per quanto riguarda chi è già pensionato, con questa folle idea del ricalcolo delle pensioni del pregresso".

Altro tema dell’intervista la polemica con il presidente dell’Inps, Tito Boeri, che vorrebbe porre fine alla sostituibilità tra Inps e centri esterni come patronati e Caaf vicini alle sedi Inps e che a dire di Boeri disorienterebbero le persone. “Da anni
 l'Inps ha realizzato un’operazione di riorganizzazione interna con esternalizzazione gratuita di servizi che avrebbe dovuto offrire; non voleva, sostanzialmente, avere più un rapporto diretto con l'utenza. Per fortuna ci sono stati patronati che gratuitamente si sono fatti carico del bisogno delle persone, perché l'Inps ha chiuso di punto in bianco porte e finestre. Se ora deciderà di cambiare e avere una relazione positiva con gli utenti per noi sarà una bella notizia. Per noi non sarà un problema: troveremo altre cose da fare".

"Registro però – ha ripreso Piccinini – che nello stesso giorno in cui venivano fatte queste affermazioni in un incontro ci è stato detto che l’ente non ha più intenzione di rinnovare la convenzione con Citibank
per l'accertamento dell'esistenza in vita dei connazionali all'estero, con l'intenzione di risparmiare una significativa quantità di risorse. Ci è stato detto che dobbiamo farlo noi, ma gratis. Insomma, bisogna decidersi".

Queste dichiarazioni potrebbero essere il preludio a ulteriori tagli per i patronati?
“Abbiamo già dimostrato l'anno scorso – ha concluso la dirigente Cgil – che colpire il patronato non vuol dire colpire il sindacato, ma colpire i cittadini: lasciarli in balia di un libero mercato oneroso, spesso scorretto e senza regole. La parola ora è al ministero che deve definire nuove regole nel quale le funzioni dei patronati possono esplicitarsi. I decreti, previsti dalla legge di stabilità, erano attesi per il 30 giugno: siamo a fine luglio ma non li abbiamo ancora visti. Speriamo che vengano alla luce presto in modo tale da sapere con precisione quale sarà il nuovo campo di gioco, prima che ci possano essere nuove speculazioni sulla riforma dei patronati".