Sergio Cofferati è un impiegato della Pirelli, posizione dalla quale ha iniziato la sua importante carriera sindacale che lo ha portato anche a ricoprire il ruolo di segretario generale della Cgil. Il "Cinese" non è stupito dell’accordo che porterà la sua azienda, importantissimo produttore di pneumatici, in mani straniere.

“Non mi aspettavo i cinesi – spiega scherzando sul suo soprannome in un’intervista rilasciata a Martina Toti ai microfoni di Radioarticolo1– ma che la Pirelli andasse da tempo cercando un assetto proprietario diverso da quello attuale era noto”. Dunque, per Cofferati non è un “approdo sorprendente”. “L’azienda – spiega - aveva bisogno di crescere. E mancando un’attività di protezione e aiuto in Europa il mercato tende a portare verso i grandi paesi industriali”.

Dunque, secondo l’ex segretario Cgil, a monte della cessione di Pirelli ai Cinesi di ChemChina c’è prima di tutto “l’indebolimento del manifatturiero in Italia e in Europa”. “In alcuni settori – afferma Cofferati - abbiamo pensato di poter fare a meno del manifatturiero e quindi non ci sono stati processi innovativi, con l’effetto che interi settori si sono ridimensionati o sono addirittura scomparsi”.

Perché è successo tutto questo? “Semplice - risponde Cofferati - perché da anni questo paese non ha una politica industriale, che vuol dire predisporre i territori perché attraggano investimenti, che vuol dire stimolare le imprese aiutando fortemente i processi di innovazione e di ricerca, che vuol dire creare anche condizioni adeguate di carattere ambientale in senso lato, quelle che vanno dal fisco, alla conoscenza, alla formazione”.

Tutto questo secondo Cofferati in Italia non lo abbiamo fatto, “ma anche l’Europa ha rinunciato in larga misura ad azioni di questa natura – prosegue – si sono lasciati interi settori e aziende importanti in un mercato che cresceva con l’esigenza loro di doversi sviluppare e di avere uno spazio produttivo sempre più ampio, ma questo spazio e questa crescita non gli è stata garantita”.

In questo contesto si inquadra il caso Pirelli, “un’antica multinazionale, che ha abbandonato prima di tutto il settore dei cavi, per tantissimo tempo l’orgoglio dell’azienda, forse l’attività con maggiore capacità innovativa e tecnologica, ancor più dei pneumatici. E il tutto – sottolinea Cofferati - nella distrazione totale del paese. Stavolta almeno – prosegue l’ex segretario Cgil - l’accordo ha contenuti positivi, perché qui rimane la testa e l’attività di ricerca”.

“Certo – conclude Cofferati - quando la proprietà va altrove, in futuro, speriamo il più lontano possibile, le scelte attuali potrebbero essere rimesse in discussione. Del futuro non v’è certezza”.