La scoperta fatta ieri dai finanzieri della Tenenza di Mola di 37 lavoratori impiegati a nero nell'acinellatura dei grappoli d'uva, presso due tendoni nel territorio compreso tra Rutigliano e Adelfia, "fa emergere con chiarezza quanto sia fondamentale, da parte degli inquirenti, ripercorrere l’intera filiera dello sfruttamento del lavoro in agricoltura partendo dalle denunce delle lavoratrici e dei lavoratori". Lo afferma la Cgil di Bari in un comunicato. 

"Noi torniamo a ribadire la necessità di piena applicazione della legge 199, fortemente voluta dalla Cgil", dichiara il segretario generale Gigia Bucci, "che oltre all’azione repressiva necessaria in un contesto conclamato di sfruttamento, possa vedere affrontare finalmente sia il tema del trasporto, ancora irrisolto, dando seguito agli impegni assunti nei protocolli e nei tavoli istituzionali avviati presso le Prefetture, utilizzando i fondi europei Pon che sono stati messi a disposizione per stipulare convenzioni con aziende di trasporto pubblico o privato, sia affrontando il tema legato all’adozione di un sistema pubblico capace di mettere insieme domanda e offerta di lavoro, scardinando cosi, all’origine, quei due elementi di forza che il sistema del caporalato purtroppo ancoraoggi detiene".

"Conosciamo il territorio dell'area metropolitana - prosegue Bucci - e sappiamo che ci sono tante imprese lontane da logiche di sfruttamento che davvero hanno voglia di investire e lavorare insieme per lo sviluppo del nostro territorio. E su questo cammineremo sempre insieme e non abbasseremo di un millimetro il livello di vigilanza rispetto invece a chi, recependo magari anche ingenti finanziamenti pubblici, riduce salari e diritti e promuovere opere di sfruttamento del lavoro".

"È di fondamentale importanza giungere al più presto alla sottoscrizione del contratto di lavoro provinciale", le fa eco il segretario generale Flai Cgil Bari, Anna Lepore. Il contratto, infatti è "l'unico strumento di salvaguardia e di tutela dei diritti e del salario dei lavoratori, non solo nell'interesse di chi nei campi e nei magazzini lavora, ma anche di tutte quelle imprese che vogliono operare sul territorio nel completo rispetto delle regole, togliendo terreno a chi invece vuole fare profitti sfruttando il lavoro delle persone, drogando in questo modo non solo il mercato del lavoro, ma anche le dinamiche di corretta concorrenza fra aziende".