“La sentenza del Tribunale di Torino, che respinge la richiesta di riconoscimento dello stato di lavoratore dipendente ai riders, verrà da noi valutata nei contenuti, alla luce delle motivazioni appena saranno note. Tuttavia non abbiamo intenzione di arretrare dall'iniziativa che mira al riconoscimento dei diritti e dal miglioramento delle condizioni di questi lavoratori”. Lo afferma Giacomo Stagni della Cgil Bologna.

Il giudice ha respinto il ricorso presentato da sei fattorini in bici nell'ambito di una causa civile contro Foodora, la società tedesca di consegne di cibo a domicilio, che vedeva i lavoratori contestare l'improvvisa interruzione del lavoro a seguito delle mobilitazioni del 2016 attuate per ottenere un corretto trattamento economico e lavorativo, il reintegro e l'assunzione, oltre al risarcimento e ai contributi previdenziali non goduti. Secondo i giudici, i rider sarebbero da inquadrare come lavoratori autonomi non legati da alcun rapporto di lavoro subordinato con l'azienda, con la conseguenza che il ricorso non può sussistere.

Alla luce di questa decisione, prosegue il dirigente sindacale, “diventa sempre più urgente e necessario – – rilanciare la mobilitazione e l'iniziativa unitamente alle istituzioni e alle forze politiche verso un obbiettivo di civiltà e di giustizia sociale. Come Cgil, Cisl e Uil, con il Comune di Bologna e ai rappresentanti dei riders, abbiamo condiviso un percorso e i contenuti di una Carta universale dei diritti dei lavoratori impiegati nelle piattaforme digitali”.

“È urgente un tavolo di confronto con le piattaforme digitali – conclude nota – al fine di raggiungere un accordo che recepisca i contenuti della Carta. Va inoltre rilanciata la mobilitazione e la sensibilizzazione in stretto rapporto e a sostegno degli esiti del confronto. A tal riguardo vanno valutate le forme di sensibilizzazione della filiera produttiva degli utilizzatori del servizio”.