"Oggi possiamo dire che nel nostro paese abbiamo un livello di sindacalizzazione e copertura contrattuale molto più alto di altri. Abbiamo difeso una funzione, ma sappiamo che le cose sono cambiate, in alcuni settori il contratto nazionale rappresenta meno della metà dei lavoratori". Lo ha detto il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, nel suo intervento ieri sul palco della Conferenza di organizzazione della Cisl, trasmesso oggi (18 novembre) da RadioArticolo1 (ascolta il podcast integrale). "Se pensiamo di continuare a discutere del modello contrattuale come abbiamo discusso negli anni alle nostre spalle - dunque - non faremo passi avanti. Saremo sottoposti a un attacco che è sempre più esplicito, ovvero diranno che non ci occupiamo di quelli che sono fuori dalle garanzie del mondo del lavoro". In questo contesto, a suo avviso, la chiave è l'inclusione contrattuale: "L'inclusione diventa il territorio dell'esplorazione di forme unitarie differenti da quelle che conosciamo nella Storia".

"Dobbiamo cambiare - ha proseguito Camusso - conservando i nostri i valori, e allo stesso tempo provando a rispondere alle nuove domande. Dobbiamo includere: c'è stata una politica che ha distribuito in modo ingiusto il reddito nel paese, allora vanno inclusi proprio quelli che ne hanno pagato il prezzo e hanno visto peggiorare la propria condizione. Per farlo non c'è altro strumento che il contratto nazionale. Altrimenti gli 80 euro di Renzi saranno sempre la risposta che ci viene data, per dire che il governo ha fatto qualcosa e che noi non siamo in grado di fare una politica salariale".

Non sarà facile - però - includere condizioni di lavoro profondamente diverse tra loro. "Se deleghiamo tutto alla contrattazione aziendale facciamo un errore drammatico, perché torniamo all'idea che chi è in condizioni migliori può godere di welfare migliore, facendo un torto alle nostre radici che sono la mutualità e la ricerca dell'universalità". Su questo si misura la capacità di cambiamento: "Davanti a noi c'è una ricerca significativa, una discussione che bisogna fare. L'abbiamo proposto come sindacato e lo ribadisco in queste sede: è necessario discutere diversamente dell'unità sindacale, senza la quale continueremo ad essere rappresentanti parziali di un mondo del lavoro che chiede rappresentanza piena".

"Le pensioni sono un grande punto di unità - ha concluso Camusso -. Oltre a quello, in generale dobbiamo riflettere sulla nostra forza di rappresentanza, decidere cosa fare, quali vertenze aprire insieme. Chiediamo al governo di misurarsi con la nostra rappresentanza, non con il nostro spirito difensivo: e per farlo c'è una sola strada, dare risposte in modo unitario".

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