Il settore delle costruzioni in Campania continua la sua corsa verso il basso. I dati delle Casse edili descrivono un quadro fortemente negativo, con una perdita secca di 36.751 addetti in un anno, mentre il raffronto con i dati pre-crisi è ancora più allarmante: dai 90.360 lavoratori del 2008 si è crollati agli attuali 48.627. 

Anche la massa salari (la ricchezza prodotta in termini di reddito per i lavoratori) nell'ultimo anno è scesa di circa il 10%, del 33% rispetto ai dati pre-crisi. "Il salario medio lordo semestrale di un operaio edile - spiega il segretario generale della Fillea Cgil Campania, Giovanni Sannino - risulta oggi di 5.688 euro, nel 2016 era di 5.104, nel 2010 era di 7.550. Le aziende attive, nel 2016 erano 11.974, oggi sono 10.750: sono scomparse 1224 ditte edili. Nel 2008/2009 le aziende attive erano 16.835, da allora ne sono state cancellate 6.085, a causa degli effetti perversi della crisi, delle difficoltà di accedere al credito, dell'invasività della criminalità camorristica, dei ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione. L'emorragia ha riguardato molte imprese sane e corrette verso le regole". 

"Le ore lavorate nel 2016/2017 - continua Sannino - sono state 16.632.296, rispetto alle 26.358.000 del 2010/21011. Le ore denunciate nelle Casse edili risultano non superiori a 80 su base mensile, a fronte delle 176 ore previste dal contratto di lavoro. Tutto ciò palesa una evidente evasione ed elusione da parte delle aziende nei confronti degli Enti di settore e dell’Inps".

Un quadro per niente rassicurante, osserva il segretario della Fillea, che si traduce in "un'agonia senza fine". Dopo una timida ripresa nell’autunno del 2016, si è ritornati ad "un punto di non ritorno", "irreversibile, se non si interviene con investimenti", insiste Sannino che chiede di dare "operatività ai tanti progetti e programmi annunciati. Dal Patto per la Campania a quello per Napoli, al Grande intervento di manutenzione e sicurezza Casa Italia, al progetto Unesco Centro storico di Napoli, al piano periferie, all’intervento sull’edilizia scolastica".

"Non un cantiere nuovo è stato avviato – continua il sindacalista -. La riqualificazione e la manutenzione urbana sono il campo di prova per una nuova idea di città e di modello di sviluppo e per ridare slancio e vigore ad un settore strategico per l’intera economia regionale. I drammatici fatti di Torre Annunziata e il sisma di Ischia hanno messo ancora di più a nudo la fragilità e la vulnerabilità del patrimonio abitativo, delle nostre aree urbane, dei centri storici e delle periferie, frutto di politiche di aggressione del territorio, di uso smodato e dissennato del suolo, di condoni e sanatorie realizzati negli anni, di una scarsa cultura ed etica delle responsabilità. La fragilità e la vulnerabilità, possono essere opportunità da cogliere, in chiara discontinuità con il passato, puntando a migliorare le condizioni di vivibilità delle aree urbane, metterle in sicurezza, in decoro e salubrità, con la manutenzione negli edifici pubblici e privati, la consapevolezza del rischio sismico e idrogeologico, gli investimenti nella prevenzione con nuovi modelli di costruzione, il rispetto delle regole nei cantieri e la sicurezza sociale dei lavoratori".