Continua l'emergenza maltempo in Campania: situazione drammatica a Benevento e provincia, dove la maggioranza dei cittadini ha accolto l'invito delle autorità a lasciare le case. Ma non solo: sono 50 i Comuni gravemente colpiti, quattro fiumi esondati, grave la situazione a Castellammare di Stabia. Una Regione sotto l'acqua, con danni per ora incalcolabili alle persone, cose e anche aziende, come dimostra l'allagamento nella zona industriale di Ponte Valentino. Almeno 50 piccole e medie aziende sono a rischio chiusura, tra i 1.000 e 1.500 lavoratori non conoscono il loro futuro. Da parte sua, la Cgil invita con forza il governo a stanziare subito i fondi per l'emergenza.

"Esprimiamo la nostra solidarietà alle popolazioni della Campania gravemente colpite dal maltempo e chiediamo l'intervento immediato dello stato centrale e lo stanziamento di ulteriori fondi per l'emergenza". Inizia così la nota diffusa oggi (20 ottobre) dal sindacato di Corso d'Italia. La città di Benevento e gran parte del Sannio, scrive l'organizzazione, "sono in ginocchio. Enormi danni sono stati registrati alle persone, alle abitazioni e alle attività commerciali, agricole e industriali. L’economia della zona è letteralmente al collasso, con almeno 50 aziende piccole e medie a rischio di chiusura permanente e 1000-1500 lavoratori che al momento non hanno chiaro il loro futuro".

Ma non è solo un evento naturale, le istituzioni non sono esenti da responsabilità. Il fenomeno del maltempo, per la Cgil, "è stato fortemente sottovalutato. Non vi è stato nessun intervento da parte del governo centrale, mentre quello regionale ha fatto un primo passo con lo stanziamento di un milione di euro, certamente ancora insufficiente". Passata l'emergenza, inoltre, "bisognerà capire fino a che punto si è trattato di una calamità 'naturale' e quanto abbiano contribuito l’incuria, l’abbandono, la responsabilità dell’uomo. Capire perché non esista una seria politica di difesa del suolo, una programmazione di ampio respiro che metta il territorio in sicurezza, curi con la dovuta attenzione alvei e argini dei fiumi, boschi e montagne, strade ed infrastrutture. La pioggia è stata, infatti, eccezionale, ma si è riversata su territori ormai predisposti alla tragedia causa l’abbandono in cui vengono lasciati".

In ogni caso, in queste ore è urgente l'intervento dell'esecutivo. "Nell’immediato per superare l’emergenza e ricostruire un tessuto economico, che al momento è in gran parte compromesso, occorre l’intervento urgente del governo, con lo stanziamento di ulteriori fondi", conclude il sindacato.

Un grido di allarme era già arrivato nei giorni scorsi, il 16 ottobre, dalla Fillea di Benevento. Non si può dare tutta la colpa al maltempo, serve un piano di riassetto idrogeologico: la grande pioggia è stato un evento eccezionale, ma l'incuria delle istituzioni è purtroppo la normalità. Questa l'idea del sindacato degli edili: "Sarà pure vero, come dicono gli statistici, che è caduta in 24 ore, acqua quanta in un anno, ma è pur vero che anni e anni di incuria, di manutenzione mancata, di aggressione al territorio, di uso smodato e speculativo del suolo, di edificazioni abusive nei pressi di argini e torrenti, sotto gli occhi compiacenti delle istituzioni, hanno consentito che accadesse, come nel 1949, una tale tragedia, che ha colpito Benevento e la sua provincia". Così il segretario della Fillea campana, Giovanni Sannino.

"Non è più rinviabile - dunque - un urgente piano straordinario di riassetto idrogeologico, di manutenzione programmata e di sicurezza del territorio continua il dirigente sindacale. Occorre destinare concretamente  a questo fine risorse e tecnologie. Combattere speculazioni e abusi del suolo con prevenzione e repressione rigorosa per chi violenta il territorio, accertando e colpendole responsabilità sui mancati controlli".

Nel maltempo di questi giorni, un episodio ha visto protagonisti i lavoratori dell'Orto Botanico di Palermo. Il 16 ottobre un gruppo di 7 giardinieri stagionali “sospesi”, con le ultime due giornate residue di lavoro, più qualche volontario che ha già esaurito le 101 giornate lavorative, è tornato a lavorare all’alba per garantire la riapertura nel più breve tempo possibile dell’Orto Botanico. La mobilitazione spontanea dei lavoratori stagionali dell’Orto Botanico è stata decisa dalla Flai Cgil di Palermo per inviare un segnale all’università, affinché sblocchi l’integrazione delle giornate dei giardinieri, fermi da settembre per l’esaurimento delle 101 giornate annuali. La scelta è arrivata dopo la tempesta che ha distrutto decine di esemplari del giardino. Tantissimi i rami caduti e decine quelli pericolanti ancora appesi agli alberi e da rimuovere per restituire l’Orto Botanico alla fruibilità. "Ci dobbiamo fermare alla centesima giornata, alla 101esima scatta il licenziamento. Se non arriva un’integrazione di ore lavorative, tra domani e dopodomani dovremo fermarci. Qualcuno che  ha completato le cento giornate è venuto oggi qui in modo volontario, per rendersi utile e fare comprendere l’utilità e l’importanza del nostro lavoro". Queste le parole di Roberto Schiera, uno dei giardinieri coinvolti.

C'è da ricordare, infine, che lo scorso 24 settembre il governo aveva incontrato i sindacati proprio sul dissesto idrogeologico. Con un impegno: nei prossimi 15 giorni saranno effettivamente disponibili i primi 650 milioni di euro per gli interventi più urgenti nelle aree metropolitane a maggior rischio, aveva annunciato l'esecutivo. Al tavolo si era discusso del piano nazionale per la riduzione del rischio idrogeologico, dello stralcio per gli interventi contro le alluvioni nelle aree metropolitane e del fondo per la progettazione necessario a portare a cantiere opere spesso urgenti in aree a rischio frane e alluvioni. In quell'occasione Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto che la certezza della disponibilità di spesa fosse risolta entro l’anno, definendo le quote a carico dei fondi strutturali europei, le quote a carico della legge di stabilità e quelle per le Regioni. Dopo quella riunione il governo aveva lanciato l'hashtag #italiasicura su twitter: uno slogan che oggi, con la Campana allagata, suona un po' male.