“Proposte coerenti con le necessità del paese e del settore” così Walter Schiavella, segretario generale della Fillea Cgil definisce il piano presentato oggi dall’Ance "La carica dei 5mila cantieri per far ripartire l’Italia". “Sono d’accordo con Paolo Buzzetti quando afferma che non c’è più tempo da perdere e suggerisce al governo di non limitarsi agli annunci e dedicarsi al fare” prosegue Schiavella “liberando subito le risorse per opere utili al paese e approvando al più presto la riforma del sistema degli appalti, tema per noi e per la Cgil così importante da essere stato al centro di una campagna nazionale di raccolta firme per una legge di iniziativa popolare”.

Da Schiavella poi la critica all’Ance e alle altre associazioni datoriali “trovo invece incoerenza da parte dei costruttori, quando dimenticano altri temi strettamente connessi ad una idea di qualità del settore: nessun cenno alla necessità di modificare l’istituto del contraente generale, né al rispetto dei contratti e al ruolo determinante del Durc per contrastare le imprese ed il lavoro irregolare, né alla necessità di intervenire sulla qualificazione delle imprese, ad esempio con l’introduzione patente a punti. Ed ancora, nessun cenno sul rafforzamento della responsabilità solidale, sulla limitazione del meccanismo perverso dei subappalti, né sulla necessità di porre fine ai meccanismi che producono la lievitazione dei costi, con le modifiche in corso d’opera e la revisione dei prezzi. Infine, ultimo ma non per importanza, il tema del contrasto a corruzione e mafie, su cui occorre da parte delle associazioni datoriali uno scatto di reni.”

Infine “proprio oggi, nel giorno in cui la Commissione europea minaccia sanzioni all’Italia se entro due mesi non recepirà la direttiva Ue sull'efficienza energetica nell'edilizia” conclude Schiavella “vorrei ricordare che, oltre al piano proposto dall’Ance, che produrrebbe 160mila posti di lavoro, con interventi mirati al sostegno dell’economia sostenibile delle costruzioni, all’efficientamento energetico degli edifici, allo sviluppo delle rinnovabili e alla certificazione energetica, si produrrebbero 600 mila nuovi posti di lavoro nei prossimi 10 anni, che potrebbero arrivare, considerando l’indotto della filiera, a circa un milione. Invece, tra annunci e promesse, il governo rischia di consegnare al paese non posti di lavoro ma un ulteriore conto salato da pagare.