“Dobbiamo fare i contratti, e farli subito. Confindustria deve dare un segnale forte di ripresa della contrattazione con quelle categorie che sono già avanti: se questo non avverrà, non ci siederemo più ad alcun tavolo”. È un Carmelo Barbagallo molto battagliero quello che è intervenuto stamani (venerdì 18 settembre) alla giornata conclusiva della Conferenza di organizzazione della Cgil, in corso all’Auditorium di Roma. “Dobbiamo dire basta – ha continuato il segretario generale della Uil – all’inflazione programmata, europea o internazionale che sia. Servono contratti che ridistribuiscano la ricchezza a livello nazionale e la produttività a livello locale. Ma Confindustria non sembra d’accordo, visto che vogliono fare solo migliaia di contratti aziendali, per poi passare direttamente a quelli individuali”.

Nel suo discorso Barbagallo si è molto concentrato sui rapporti tra Cgil, Cisl e Uil. “Nei giorni scorsi – ha sottolineato – sono andato a rileggermi il patto federativo stipulato nel 1972: allora c’erano i Consigli di fabbrica, oggi ci sono le Rsu. Penso che occorra ripartire da lì, rimetterci assieme, perché un sindacato democratico resiste a tutti gli attacchi”. Il segretario generale della Uil ha poi invitato tutti “a smetterla di annunciare guerre meteorologiche e a fare mediazioni al ribasso. Servono la capacità di fare proposte e l’umiltà di ricercare tra noi e di sostenere insieme l’idea migliore, senza dividersi sui principi”.

Anche perché i temi su cui lavorare assieme, secondo il sindacalista, sono numerosi. A cominciare dal Mezzogiorno: “Se ci vorranno vent’anni per recuperare quanto perso negli ultimi otto anni di crisi, nel Sud ci vorranno secoli. Il governo ci dice che sul Mezzogiorno bisogna fare solo manutenzione ordinaria: ma il Sud è un buco nero, è arrivata l’ora di riempirlo. Anche perché senza il Mezzogiorno, non c’è sviluppo dell’Italia”. Secondo Barbagallo, allora, non basta “chiedere investimenti, infrastrutture materiali e immateriali, non basta neanche commissariare le Regioni che non usano i fondi europei ed eliminare le burocrazie. Dobbiamo dire che siamo disponibili a una contrattazione flessibile a tempo, allo scopo di favorire l’insediamento delle imprese”.

Il segretario generale della Uil non ha, infine, risparmiato critiche al governo. “Sulla legge Fornero – ha detto – ci hanno detto che non ci sono più soldi, mentre sugli esodati i soldi che c’erano li hanno presi. Ci chiedono di avere pazienza sulle richieste di lavoratori e pensionati, ma intanto il loro potere d’acquisto cala sempre più. E che dire delle dimissioni in bianco? Non abbiamo neanche potuto festeggiare la nuova legge, visto che ormai le donne possono licenziarle quando vogliono”. L’ultima battuta è sul fisco: “In Germania i lavoratori guadagnano il 10 per cento in più, e all’impresa costano il 20 per cento in più. Occorre ridurre subito le tasse sul lavoro: in Italia il costo del lavoro è drogato da tasse che i governi mettono e, come per l’accise della benzina, non si toglie più”.