Governo e Regione Lazio hanno presentato un piano di politiche attive per i 1.666 lavoratori di Almaviva licenziati lo scorso dicembre. “Come spesso accade, tutto è stato predisposto senza alcun confronto e senza ascoltare le esigenze dei lavoratori coinvolti”. A dirlo è Michele Azzola, segretario generale della Cgil di Roma e del Lazio. "Sarà necessario – continua il sindacalista – valutare e monitorare il reale impatto che il piano produrrà. Nella difficile situazione che vive il territorio l'insieme di questi strumenti rischia di non rispondere adeguatamente al dramma occupazionale che si è determinato con la chiusura della sede romana”.

Insomma, la vertenza resta aperta e, a suo giudizio, restano in piedi criticità che devono essere affrontate: “La Naspi corrisposta a lavoratori che svolgevano attività involontaria di part time a 4 ore, ad esempio, non garantisce un reddito di sopravvivenza, spingendoli verso il baratro della povertà. Andranno pertanto trovate forme di sostegno al reddito. Ma il problema fondamentale è assicurare un lavoro ai dipendenti licenziati. Per questo la vertenza con l’azienda e le istituzioni continuerà. Si dovrà fare chiarezza sul ruolo avuto dal governo, a partire dal maggio 2016, e sugli interessi economici che regolano le commesse garantite da aziende pubbliche e da partecipazioni azionarie che vedono coinvolte aziende di proprietà di Cassa depositi e prestiti. Chiediamo senso etico e trasparenza – conclude Azzola –. Chi ha consentito che si consumasse il più grosso licenziamento collettivo degli ultimi cinquant'anni ha il dovere di dire la verità”.