Il tempo sta per scadere, e per 2.511 lavoratori di Almaviva Contact il licenziamento è ormai alle porte. Scade infatti mercoledì 21 dicembre la procedura per la mobilità, con la contestuale chiusura delle sedi di Napoli e Roma. Alle 15 di lunedì 19 dicembre si tiene al ministero dello Sviluppo economico l’ennesimo incontro tra azienda, governo, sindacati (Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Ugl Telecomunicazioni) e Regioni (Campania e Lazio) per cercare di risolvere la situazione del call center. E si tiene anche lo sciopero nazionale dei dipendenti per l’intera giornata, a sostegno di una soluzione positiva della vertenza.

Le premesse, però, non sono incoraggianti. Negli ultimi due vertici (di lunedì 12 e giovedì 15 dicembre) l’azienda ha confermato l’esigenza di una profonda ristrutturazione, ribadendo dunque la necessità dei licenziamenti. Almaviva Contact si oppone anche all’utilizzo di ammortizzatori sociali (considerati troppo onerosi), preferendo affrontare la crisi mediante azioni strutturali, come un sostanzioso taglio al costo del lavoro e agli stipendi, l’abbassamento dei livelli professionali, il blocco degli scatti di anzianità, la riproposizione dell’accordo sulla produttività individuale, una nuova regolazione del controllo a distanza per la verifica della prestazione.

“La situazione è drammatica” ha commentato il segretario Slc Cgil di Napoli e Campania Osvaldo Barba all’uscita dell’incontro del 15 dicembre: “Siamo preoccupatissimi. L'azienda non ha risposto nemmeno alle sollecitazioni provenienti dal tavolo. Siamo stati presi a schiaffi: non hanno aperto alla nostra proposta dell'utilizzo della cassa integrazione straordinaria come elemento a difesa dell'occupazione perché ritenuta provocatoria”.

A lanciare un appello alle parti affinché si giunga a un accordo è il viceministro allo Sviluppo economico Teresa Bellanova, che sta seguendo la vertenza per conttro del governo. “Bisogna fare tutto il possibile per scongiurare i licenziamenti” ha spiegato: “Per Almaviva abbiamo fatto tutto quello che era in nostro potere. Siamo sempre stati consapevoli della complessità della vertenza e anche della distanza, a volte pro-fondissima, tra azienda e rappresentanze dei lavoratori, affermando che non intendevamo assecondare tagli al salario dei lavoratori”. Questo è il momento della responsabilità, ha concluso il viceministro, “per impedire che 2.500 lavoratori e relative famiglie trascorrano il peggiore Natale della loro vita”.

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