Nella notte tre il 26 e il 27 ottobre 1955 la sede della Cgil, in corso d’Italia 25, subisce un attentato terroristico. Così il giorno dopo Giuseppe Di Vittorio riferirà alla Camera dei deputati: “Signor Presidente, onorevoli colleghi, come avrete potuto apprendere dalla stampa, questa notte alle 2,25 un attentato dinamitardo è stato compiuto contro la sede della Confederazione italiana generale del lavoro all’ingresso di via Pinciana, ingresso secondario posteriore a quello principale”.

Ignoti teppisti politici, prosegue il leder della Cgil, “hanno depositato e fatto esplodere una grossa bomba. L’esplosione ha provocato danni ingenti: la porta presso cui era stata depositata la bomba è stata divelta e frantumata completamente. Gli abitanti nelle sale adiacenti al cortile presso la porta, cioè l’autista della Confederazione del lavoro, Antonio Riccardi e i suoi familiari, sono stati sorpresi nel sonno, scossi violentemente, gettati a terra. I mobili dell’abitazione sono stati ugualmente spostati, violentemente gettati, alcuni divelti, tutti i vetri dello stabile a cinque piani sono andati in frantumi, come i vetri degli stabili vicini. Una scheggia del legno della porta si è conficcata per parecchi centimetri in un mobile della casa, per cui si può considerare che se una persona si fosse trovata a quell’ora presso quel mobile, poteva essere uccisa. Se, dunque, questa esplosione non ha determinato vittime umane, è stato per puro caso …”.

Ferma la richiesta di Di Vittorio: “Noi domandiamo che il governo si decida e colpisca inflessibilmente, come giustamente, non soltanto gli autori materiali, gli esecutori, ma anche i mandanti. Nessuno può affermare che in Italia un qualsiasi movimento fascista abbia mezzi sufficienti, mediante le quote dei propri associati, per poter vivere, pubblicare giornali e acquistare e preparare tritolo a volontà per compiere attentati. V’è chi paga! Bisogna scoprire chi paga! E la coscienza pubblica sa chi sono i finanziatori di questi movimenti che minacciano le libertà conquistate a caro prezzo dal nostro popolo. Noi auspichiamo che tutte le parti politiche, tutti i democratici d’Italia, di ogni scuola e di ogni opinione, aprano gli occhi alla realtà, vedano il vero pericolo e si uniscano; noi auspichiamo, di fronte a questo attentato, la più vasta unità e solidarietà tra tutti gli antifascisti e i democratici, per fronteggiare il pericolo e mettere coloro che minacciano le nostre libertà e intendono terrorizzare i lavoratori e le loro organizzazioni nella condizione di non poter nuocere né ai lavoratori, né all’ Italia, né alla democrazia italiana”.

Il segretario della Cgil rivolge quindi un appello all’unità delle forze democratiche e antifasciste, che devono “isolare coloro che minacciano le libertà italiane, deve metterli in condizione di non poter più pensare ad una ripresa di metodi che tutto i1 popolo italiano ha condannato e ripudiato”. “L’antifascismo unito, onorevoli colleghi, ha fatto la nuova Italia, l’antifascismo unito deve consolidare l’ordinamento democratico dello Stato, sviluppare le libertà democratiche del nostro paese, aprire un avvenire migliore, più sicuro e tranquillo, ai nostri lavoratori ed al nostro popolo tutto. Perciò è bene che tutti i democratici si associno alla nostra protesta contro gli attentatori e chiedano con noi che siano perseguiti, e si prendano le misure adeguate per rendere impossibile il ritorno a quell’atmosfera a cui l’attentato di questa notte fa pensare e di cui costituisce un episodio. … Se poi si vuole, con attentati del genere, terrorizzare la Confederazione del lavoro e i lavoratori italiani, per impedir loro di continuare a lottare nella difesa dei loro diritti ed interessi vitali, dobbiamo dire, non tanto agli esecutori quanto ai mandanti di questi crimini, che si sbagliano fortemente” (LEGGI TUTTO).

Numerose le manifestazioni di solidarietà e sdegno per l’accaduto indirizzate alla Cgil consultabili presso l’Archivio storico nazionale (Atti e corrispondenza 1955, b. 5, fasc. 113, “Attentato alla sede della Cgil”). Fra i documenti conservati segnaliamo la lettera, anonima, che riportiamo nella sua interezza. Non solo. L’Archivio storico Cgil nazionale conserva anche (Atti e corrispondenza 1957, b. 7, fasc. 122, “Attentato alla sede Cgil. Atti istruttori”) la documentazione istruttoria relativa alla vicenda generata dal Tribunale di Roma.

GALLERIA FOTOGRAFICA - FOTO ARCHIVIO STORICO CGIL NAZIONALE

* Responsabile Archivio storico Cgil nazionale