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Da più parti si susseguono le prese di posizione e gli appelli a favore della eliminazione temporanea del copyright sui vaccini, oggi unico strumento per sconfiggere il coronavirus. Dal presidente Usa Biden a decine di premi Nobel, dagli economisti ai medici, tutti uniti nell’affermare che oggi è ingiusto, anacronistico, antieconomico e antiscientifico non liberalizzare la produzione dei sieri. Eppure l’Unione europea sembra aver deciso non sostenere la richiesta di sospensione della protezione intellettuale nell’incontro della Commissione Trips dell’Organizzazione Mondiale del Commercio che ha la titolarità di decidere e si riunirà l’8 e il 9 giugno. Ma, se le trattative per la moratoria non cominceranno domani, non se ne parlerà fino a novembre perdendo mesi preziosi.
Dal Comitato italiano della Campagna europea Right2Cure# dei NoprofitOnPandemic, di cui fa parte la Cgil, ricordano: “La situazione, oltre le cosiddette isole felici dei Paesi ricchi, è drammatica, perché nel Sud del mondo la pandemia continua a imperversare in maniera disastrosa: solo lo 0,3% della popolazione risulta vaccinato e di questo passo difficilmente lo sarà in maniera sufficiente entro la fine dell'anno”. Non aumenteranno rapidamente e di molto il numero degli immunizzati nei Paesi poveri, è a rischio la salute anche degli abitanti Paesi ad alto tasso di immunizzazione perché da lì si diffonderanno le varianti. Non solo, la ripresa economica, finché il virus non sarà sconfitto ovunque, non sarà salda.
“Sconcerta - ha detto Vittorio Agnoletto, coordinatore della Campagna - la chiusura della Commissione europea, che ha sposato la causa di Big Pharma sui diritti di proprietà intellettuale. La cosiddetta terza via proposta dall’Ue è semplicemente una farsa, non esiste: invocare le licenze volontarie significa rimettersi alle scelte unilaterali delle aziende e al loro buon cuore, che finora non si è certo mostrato molto sensibile; invitare i Paesi poveri a ricorrere alle licenze obbligatorie, previste dagli accordi TRIPs, vuol dire lasciarli da soli nello scontro con Big Pharma; parlare di un imminente aumento della produzione, per garantire le dosi necessarie per tutto il mondo, significa fingere di non sapere che ciò è impossibile, proprio perché i brevetti limitano il numero delle aziende autorizzate a produrre i vaccini”.
Già perché la Commissione Europea, nel messaggio formale inviato al Wto, non solo non fa affatto menzione della ipotesi di sospensione dei brevetti, ma anzi ribadisce il valore della proprietà intellettuale: “L'Ue - si legge in un passaggio del documento - è stata coinvolta nelle discussioni sulla proposta di una deroga temporanea ai diritti di proprietà intellettuale per i prodotti sanitari contro il Covid-19”. Tuttavia, "il rapido sviluppo di diversi vaccini sicuri ed efficaci ha mostrato il valore della proprietà intellettuale, in termini di incentivi e premi necessari per la ricerca e l’innovazione”.
L’Europa, insomma, si appella alle aziende farmaceutiche affinché concedano le licenze ma non chiede la sospensione dei brevetti. In sostanza il copyright deve rimanere, il profitto sui vaccini, scoperti anche grazie ai soldi pubblici europei, deve arrivare alle aziende farmaceutiche e i vaccini ai Paesi poveri devono essere inviati dalle campagne di solidarietà che però pagano a prezzo pieno i sieri.
“Il diritto alla vita è un diritto fondamentale, inalienabile - ha detto il presidente di Libera Don Ciotti -. Non può essere soggetto alle variabili commerciali ed è una profonda ingiustizia, una vergogna, costringere interi popoli a genuflettersi ai Paesi ricchi per un po' di carità, perché garantire vaccini e cure per tutti non è un problema di carità, ma è il senso profondo della politica: in ampie regioni dell'Africa con il gruppo Abele abbiamo verificato che la campagna di vaccinazione non è neanche cominciata: impedire a milioni di persone di vaccinarsi, per i costi insormontabili, è un'inerzia omicida contro cui occorre levare forte la nostra voce”.