L’appuntamento elettorale del 25 settembre metterà i vincitori della competizione elettorale nella necessità di intervenire quanto prima sul sistema pensionistico. Non è una possibilità, ma un obbligo, visto che a dicembre scadranno Quota 102, Opzione donna e Ape sociale. Queste ultime due misure, come noto, permettono il ritiro anticipato dal lavoro alle donne (58-59 anni di età e 35 di contributi) e a chi svolge lavori gravosi (63 anni di età e 36 di contributi che scendono a 33 per alcuni lavoratori, ad esempio gli edili). Tutte le liste – anche se non sempre esplicitamente nei programmi, come per il centrodestra – sembrano d’accordo nel mantenere le ultime due misure, mentre sull’altro grande tema – riformare la Fornero per una maggiore flessibilità – le proposte sono diverse, con l’eccezione del Terzo Polo per il quale la riforma del governo Monti non va toccata perché farlo costerebbe troppo. Ma vediamo nel dettaglio i contenuti dei programmi.

Centrodestra
“Innalzamento delle pensioni minime, sociali e di invalidità e flessibilità in uscita dal mondo del lavoro e accesso alla pensione, favorendo il ricambio generazionale”: sono queste le sole, scarne, righe nel programma dedicate al tema della previdenza. 

Centrosinistra
Nel programma del Pd il tema centrale è la riforma della Fornero. “Vogliamo favorire una maggiore flessibilità nell’accesso alla pensione, a partire dai 63 anni di età, da realizzarsi nell’ambito dell’attuale regime contributivo e in coerenza con l’equilibrio di medio e lungo termine del sistema previdenziale”, si legge. Il Partito democratico propone anche una pensione di garanzia per i giovani per garantire “una pensione dignitosa a chi ha carriere lavorative discontinue e precarie”. Sì anche all’Ape sociale che deve essere resa strutturale ed estesa ai lavoratori autonomi, così come a Opzione donna. È necessario, infine, “rafforzare la previdenza complementare e gli strumenti che possono favorire il ricambio generazionale e la gestione delle crisi aziendali” e aumentare la platea dei beneficiari della quattordicesima. Anche per la coalizione Verdi-Sinistra italiana serve una maggiore flessibilità in uscita, ma a 62 anni o con almeno 41 anni di contributi, mentre le pensioni minime non possono essere inferiori ai 1.000 euro. Non c’è nel programma, ma è stata più volte ribadita dagli esponenti della coalizione, la conferma di Ape sociale, Opzione donna e una pensione di garanzie per i giovani.

M5S
Il Movimento 5 Stelle auspica una riforma delle pensioni “evitando il ritorno alla legge Fornero, attraverso l’ampliamento delle categorie dei lavori gravosi e usuranti e attraverso meccanismi di uscita flessibile dal lavoro”, la proroga di Opzione donna e una “pensione anticipata per le mamme lavoratrici”. Nel programma prevista anche una misura per i giovani che preveda il riconoscimento dei periodi di tirocinio ai fini pensionistici, la pensione di garanzia per i giovani e l’aumento delle pensioni di invalidità.

Terzo Polo
Nel programma della coalizione Azione e Italia Viva spicca, anche in questo caso, l’attenzione prestata ai lavoratori autonomi: “Sono ancora numerosissime le difficoltà per chi decide di praticare la libera professione. Dal trattamento a livello pensionistico rispetto al lavoro dipendente alla discriminazione che porta all’esclusione da incentivi e agevolazioni concessi ad altri soggetti economici”. Attenzione anche ai giovani, per i quali il programma prevede l’attivazione “di piani di previdenza complementare per gli under 35”, “eliminando la tassazione del 20% annuo durante la fase di maturazione e favorendo così l’accumulazione di un montante contributivo più elevato”. Calenda e Renzi hanno più volte dichiarato di non voler intervenire sulla legge Fornero per prevedere flessibilità in uscita.

Unione Popolare
Per la lista guidata da De Magistris bisogna abolire la legge Fornero “per giungere all’età pensionabile di 60 anni o 35 anni di contributi, con tetto massimo alle pensioni alte che pesano molto sulla spesa pensionistica”. Previsto poi l’aumento delle pensioni minime a 1.000 euro al mese e “introduzione per le pensioni future di un massimo di pensione e di cumulo di trattamenti pensionistici a .5000 euro mensili”. Infine, occorre “uniformare il trattamento previdenziale dei lavoratori autonomi a quello dei lavoratori dipendenti, con estensione dell’indennità di maternità e malattia”.