Al Mimit arriva finalmente un impegno concreto per il futuro di Eurallumina: quasi 10 milioni di euro per assicurare al sito industriale del Sulcis sei mesi di continuità occupazionale e ambientale. Cgil, Cisl, Uil e le categorie Filctem, Femca, Uiltec salutano positivamente la decisione, pur avvertendo che non basta. “È importante che questo tempo non trascorra senza risolvere il problema dello scongelamento delle azioni di Rusal – spiegano – perché solo così la produzione potrà ripartire e gli investimenti annunciati diventeranno realtà”. La vertenza resta dunque sospesa su un nodo politico e finanziario che nessun sostegno temporaneo può sciogliere.

Lo sblocco delle azioni Rusal resta il vero punto critico

Rusal, che in Irlanda, Germania e Svezia mantiene gli impianti in funzione, in Italia resta paralizzata dalle sanzioni. Il Comitato di sicurezza finanziaria non ha ancora sciolto il vincolo che congela i capitali, impedendo il rilancio della fabbrica. Una situazione che rischia di congelare anche la ripartenza del polo dell’alluminio sardo. Il 2025 sembrava l’anno della svolta, tra iter autorizzativi in chiusura e il decreto energia che porterà il metano nel territorio. Ma senza lo sblocco dei fondi ogni progetto resta fermo, e con esso anni di attese.

Un comparto strategico che aspetta da sedici anni

La produzione di allumina, ottenuta dalla lavorazione della bauxite, era il cuore del polo industriale che alimentava anche l’ex Alcoa. La sua ripartenza è considerata strategica per l’intero comparto e per l’economia del Sulcis, che da sedici anni aspetta un segnale definitivo. Il rischio, denunciano i sindacati, è di perdere competenze, investimenti e posti di lavoro se il blocco non verrà rimosso a breve.

Dalla protesta sul silo alla partenza all’alba dal Sulcis

La tensione di queste settimane nasce dal gesto estremo dei cinque operai rimasti a tredici giorni sul silo dello stabilimento di Portovesme, appesi a quaranta metri d’altezza. Un’azione che ha costretto le istituzioni a convocare l’incontro. Così, ancora prima dell’alba, i lavoratori sono partiti dal Sulcis verso l’aeroporto di Cagliari per raggiungere Roma. Un viaggio che testimonia la determinazione di un territorio intero, deciso a non vedere sfumare l’ennesima promessa.

Un conto alla rovescia che il territorio non può permettersi

Il sostegno di sei mesi è una boccata d’ossigeno ma non una garanzia. L’incertezza pesa su famiglie, imprese e comunità che vivono attorno allo stabilimento. Senza una scelta rapida sullo sblocco delle azioni, la ripresa produttiva e gli investimenti annunciati da Rusal rischiano di evaporare. Nel Sulcis la domanda è sempre la stessa: quanto tempo resta prima che il cantiere della speranza si trasformi nell’ennesima occasione perduta?