Dopo oltre un mese, torna a riunirsi il tavolo Whirlpool. L’appuntamento è per oggi (martedì 17 settembre) a Roma, alle ore 15 presso la sede del ministero dello Sviluppo economico. La vicenda è terribilmente seria: in ballo c’è sempre la chiusura dello stabilimento di Napoli, con il conseguente licenziamento dei suoi 410 dipendenti, annunciato a maggio dalla multinazionale americana. Il decreto-imprese preparato dal governo precedente e varato da quello attuale, che concede incentivi monetari e contributivi all'azienda, è stato giudicato “insufficiente” dal management. E dunque la situazione sembra ritornata al punto di partenza, ossia alla decisione di “dare una nuova missione produttiva al sito”.

A complicare le cose è anche arrivata la comunicazione di una settimana di solidarietà. La Whirlpool ha infatti sospeso per cinque giorni (da lunedì 16 a venerdì 20 settembre) la fabbricazione di lavatrici a causa di “una contrazione dei volumi produttivi”. Immediata la risposta della Rsu dell’impianto: “Ennesima provocazione da parte dell’azienda che, non considerando la complessità della situazione, continua con azioni sconsiderate, creando ulteriore malumore e pressione sulle maestranze”. La Rsu ribadisce poi l’importanza dei tavoli istituzionali e di confronto, chiedendo alle segreterie sindacali nazionali “di prendere posizione in risposta, coinvolgendo gli altri siti del gruppo, anch'essi soggetti alla stessa politica aziendale”.

Della vicenda Whirlpool ha parlato anche il segretario generale Cgil nella sua recente visita a Napoli. “Ciò che finora hanno fatto i lavoratori, anche assieme alle organizzazioni sindacali metalmeccaniche e alla città, sono iniziative importanti. Qualsiasi posto di lavoro che perdi, soprattutto nel Mezzogiorno, è perso per sempre, e qualsiasi attività che cessa, come si è visto, è una perdita per il territorio”, ha detto Maurizio Landini: “Credo sia necessario che anche il nuovo governo assuma questa vertenza come importante e decisiva per trovare una soluzione che dia continuità. È utile continuare a muoversi per cercare di far capire alla multinazionale che c'è bisogno di trovare soluzioni diverse da quelle pensate finora”.

I sindacati non hanno certamente apprezzato il giudizio espresso il 2 settembre scorso dalla Whirlpool sul decreto-imprese. Per la multinazionale il provvedimento non assicura “la competitività di Whirlpool nella regione Emea (Europa, Medio Oriente e Africa)”. I 16,9 milioni di euro previsti dal decreto per il 2019-2020 sono calcolati “considerando la messa in solidarietà al 60 per cento della quasi totalità dei 5.500 dipendenti di Whirlpool in Italia: questa non è un’opzione, in quanto non in linea con il piano industriale 2019-2021”. Il gruppo, inoltre, rileva che “il potenziale beneficio non rappresenterebbe un intervento strutturale per il futuro a lungo termine di Napoli, soprattutto se comparato agli sforzi e agli investimenti pari a circa 100 milioni di euro messi in campo dall'azienda negli ultimi anni”.

Anche in questo caso a stretto giro è arrivata la precisazione della Fiom Cgil. “Ancora una volta il management di Whirlpool mette in discussione l'accordo sottoscritto a ottobre scorso, e ancora una volta lo fa rilasciando una nota stampa, ennesimo schiaffo alle lavoratrici e ai lavoratori dello stabilimento di Napoli”, ha rimarcato la segretaria nazionale Barbara Tibaldi: “Questo per noi è inaccettabile, occorre riprendere la trattativa ripartendo dal punto dove ci eravamo lasciati, cioè dall'impegno dell'azienda a preparare un piano quinquennale di rilancio dello stabilimento di Napoli, a partire dall'implementazione della produzione delle lavatrici”.