“Gentile Utente, martedì 21 maggio è previsto uno sciopero nazionale del servizio taxi dalle ore 8 alle 22”. Così Unica Taxi Filt Cgil annuncia la protesta spiegando in una lettera che “la categoria aspettava da anni i decreti attuativi della legge quadro del settore. Quei decreti servivano a regolamentare meglio i servizi di NCC e taxi”. Lo sciopero, indetto con Fast-Confsal taxi, Satam, Tam, Usb-taxi, Claai, Uritaxi, Uti, Unimpresa, Orsa-taxi, Ugl-taxi, Federtaxi-Cisal, Sitan Atn, Unione Artigiani, ha quindi lo scopo di “chiedere al governo di scrivere decreti che servano ad attuare lo spirito della legge quadro, non a capovolgerlo per accogliere le pressioni di chi vuole fare profitto con la mobilità”.

Nel nome della liberalizzazione

Nella lettera si fa riferimento alla direttiva europea Bolkenstein che, dice il sindacato, esclude “i taxi dall’ambito della concorrenza, perché ne riconoscono il carattere di servizio pubblico. A questo corrispondono obbligo di prestazione, rispetto di turni fissati dalle amministrazioni e applicazione di tariffe imposte. Chi sale su un taxi sa che il corrispettivo della corsa è fissato da un tassametro, che applica tariffe fissate dalle autorità competenti e non da un algoritmo”.

Si contesta inoltre che la liberalizzazione porti a risparmio e maggiore scelta per il consumatore, “come dimostrano i continui rincari del trasporto aereo e ferroviario”. Per il sindacato dei taxisti della Cgil la gestione aziendalista del trasporto pubblico locale aumenta i prezzi e riduce i servizi, sottolineando di non volere “consegnare gli utenti a un finto mercato dominato da pochi attori multinazionali, con prezzi al posto di tariffe".

Licenze sì, licenze no

Quindi l’annosa questione delle nuove licenze, che le leggi esistenti consentono da sempre alle amministrazioni di emettere, mentre è possibile “adeguare la disponibilità di taxi, tenendo insieme gli interessi dell'utenza e dei lavoratori, salvaguardando allo stesso tempo un modello (il taxi come servizio pubblico) che sarebbe invece irrimediabilmente cancellato dall'apertura di un mercato della mobilità locale”.

Diritti dei lavoratori

Nella lettera si parla di un attacco ai taxi “che è anche un attacco al lavoro, mirato a creare rider del volante. Finti lavoratori autonomi. dai quali ricavare laute commissioni lasciando loro costi e incertezze”. Il lavoratori si oppongono alla cosiddetta “uberizzazione del lavoro”, sanzionata già varie volte dalla magistratura, che ha anche parlato di schiavitù. “Contro la retorica della modernità e della concorrenza, che serve solo a mascherare sfruttamento e precarizzazione”.

Infine la richiesta che il perimetro dei diritti del lavoro, che “non sono privilegi”,  sia esteso e non ristretto. “Il rispetto della normativa sul lavoro – concludono – il pagamento degli oneri sociali e previdenziali rappresentano la base di un modella sociale che garantisce ai singoli il pieno sviluppo della propria libertà. E invece, grazie a una dottrina che calpesta l’uomo ovunque lo incontri, abbiamo continue morti sul lavoro, salari da fame e precarietà diffusa”.