C’è il contratto che è scaduto, e non è ancora stato finanziato. C’è la necessità di attuare un piano straordinario di assunzioni. E c’è un sistema di welfare, soprattutto la sanità, che richiede maggiori risorse per continuare a fornire i propri servizi. C’è un magma di frustrazione, rabbia e delusione dei dipendenti pubblici, che siano medici o vigili del fuoco, amministrativi o agenti penitenziari, tutti profondamente insoddisfatti delle politiche del governo. Un malcontento che oggi (sabato 8 giugno) si esprime a Roma, con la manifestazione nazionale “Il futuro è servizi pubblici” indetta da Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Pa e Uil Fpl.

L’appuntamento è alle ore 9 in piazza della Repubblica. Il percorso del corteo va da via Vittorio Emanuele Orlando a largo di Santa Susanna, per poi passare in piazza Barberini, risalire da via Sistina verso piazza della Trinità dei Monti, quindi riscendere per viale Gabriele D’Annunzio fino a piazza del Popolo, dove si tengono gli interventi conclusivi. A intervenire dal palco, oltre a una rappresentanza di lavoratrici e lavoratori dei servizi pubblici, sono i segretari generali Serena Sorrentino (Fp Cgil), Maurizio Petriccioli (Cisl Fp), Michelangelo Librandi (Uil Fpl) e Nicola Turco (Uil Pa). Alla manifestazione parteciperanno i segretari generali Maurizio Landini (Cgil), Annamaria Furlan (Cisl) e Carmelo Barbagallo (Uil).

LA GIORNATA

"Siamo in piazza per dire che il lavoro va valorizzato, è la condizione per migliorare i servizi pubblici". Così il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, arrivando al corteo: "C’è bisogno di fare tante assunzioni, di una riforma vera, c’è bisogno soprattutto di rinnovare i contratti: in questo settore ci sono contratti che non sono rinnovati da ben 12 anni, come il contratto della sanità privata". Per l'esponente sindacale, oggi siamo di fronte anche "alla richiesta di rilanciare il lavoro e gli investimenti in questo Paese. Serve una legge di stabilità completamente diversa. Noi siamo qui per chiedere un cambiamento vero e il governo, se vuole davvero cambiare, ha bisogno dei lavoratori e della loro intelligenza. A oggi non hanno invertito la tendenza degli ultimi anni".

"Bisogna aprire i tavoli per rinnovare i contratti del pubblico impiego, dobbiamo rimettere orgoglio nella pubblica amministrazione”. A dirlo è il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, intervenendo alla manifestazione. E poi, rivolto al governo: “O ci ascoltano, oppure le liti che fanno con l'Europa le faranno anche con noi. Lavoriamo per avere un incontro con il governo e avere risposte sulla nostra piattaforma. Siamo pronti a tutto, e le piazze ci dicono che facciamo bene”.

LE MOTIVAZIONI DELLA PROTESTA
“La situazione del pubblico impiego è diventata insostenibile, con l'uscita di 500 mila lavoratori nei prossimi tre anni il sistema rischia di non reggere”, ha spiegato mercoledì 5 giugno il segretario nazionale della Fp, Fabrizio Rossetti
, nel corso della conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa. Con l'entrata in vigore di “quota 100”, infatti, dai comparti è prevista l’uscita di mezzo milione di lavoratori: a fronte di questo, la manovra 2019 ha previsto appena 33 mila assunzioni straordinarie, ovviamente del tutto insufficienti a coprire le uscite dall'impiego. A questo si aggiunga l’avanzare dell'età media, che è passata dai 47,1 anni del 2001 ai 50,6 anni del 2017.

Per i sindacati la rotta va invertita subito: rinnovo di tutti i contratti, un piano straordinario di assunzioni, maggiori risorse per i servizi. “Noi chiediamo concretezza”, ha aggiunto: “Per il ministro della Pubblica amministrazione Bongiorno la soluzione è prendere le impronte digitali dei lavoratori, questo dimostra la profonda spaccatura tra il governo e il Paese reale”. Da sottolineare, proprio in tema di rinnovo dei ccnl, il fatto che le retribuzioni sono ferme. Dal 2010 al 2017, ossia gli anni più duri della crisi, nulla è cambiato nelle buste paga pubbliche per effetto della riduzione di spesa e del blocco dei contratti: la media annua era di 34.687 euro nel 2010, mentre nel 2017 è addirittura scesa a 34.491. Vengono stimati, inoltre, più di 3 mila euro persi solo per il mancato recupero del potere d'acquisto.

A scendere in piazza, dunque, sono tutte le categorie del pubblico impiego: dalla sanità alle autonomie locali, dai ministeri ai servizi sociali, dagli enti previdenziali al terzo settore, dai vigili del fuoco alla polizia locale e penitenziaria. Il segretario nazionale Fp Fabrizio Rossetti ricorda che “il contratto è scaduto e non è stato finanziato”, che serve “un piano occupazionale straordinario e immediato che provi a mettere in sicurezza i servizi pubblici, perché il processo di uscita dalla pubblica amministrazione rischia di mettere in ginocchio i diritti dei cittadini che il pubblico garantisce”. E richiama il governo ad assicurare maggiori risorse per il welfare: “Servono più soldi per la sanità, per i servizi sociali e per quella rete garantita dalle autonomie locali e dal sistema sanitario nazionale che supplisce e aiuta i cittadini, a maggior ragione durante un periodo di crisi profonda come quello che stiamo vivendo”.

Anche le categorie pubbliche di Cisl e Uil, nella conferenza stampa di mercoledì 5, non hanno certo risparmiato critiche al governo. Per il segretario nazionale della Uil Pa, Sandro Colombi, “se andiamo avanti in questo modo la pubblica amministrazione italiana rischia proprio di sparire, per essere sostituita da qualcos'altro". Franco Berardi, segretario nazionale della Fp Cisl, ha evidenziato che "nel Documento di economia e finanza c'è scritto che arriveranno dieci miliardi in tre anni dalle privatizzazioni: l'intenzione del governo è privatizzare i servizi pubblici, l'ha messo nero su bianco".

Come si diceva, sono numerosi i motivi alla base della mobilitazione. Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Pa e Uil Fpl chiedono anzitutto lo sblocco immediato del turn-over, un piano straordinario di assunzioni e la stabilizzazione dei precari, perché avere meno personale “significa non solo carichi di lavoro insostenibili, ma anche una penalizzazione per la qualità e la quantità dei servizi che si è in grado di offrire ai cittadini”. È poi necessario arrivare al rinnovo di tutti i contratti pubblici, per i quali oggi non ci sono risorse adeguate, e alla firma dei contratti privati (di cui il caso più clamoroso è quello della sanità privata, scaduto da ben 12 anni).

I sindacati sottolineano anche l’esigenza di “cancellare le iniquità e le disparità nel sistema previdenziale, sia nel settore pubblico riguardo al trattamento di fine rapporto sia su quota 100 e sui lavori gravosi nei settori pubblici e privati”. Serve una contrattazione piena sui processi di riorganizzazione e sulle questioni del personale per dare più valore alla contrattazione decentrata, tutelare la dignità dei lavoratori contro ogni forma di delegittimazione della funzione e contro ogni forma di controllo invasivo, dalle impronte alle telecamere. Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Pa e Uil Fpl, infine, rivendicano più investimenti nei servizi pubblici, per il loro rafforzamento e per contrastare i processi di esternalizzazione che determinano dumping contrattuale e la mancata universalità dei diritti per i cittadini.

(a cura di Maurizio Minnucci e Marco Togna)