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Al polo petrolchimico di Siracusa sono gioco 70 anni di storia industriale, denuncia Antonio Recano, della Fiom Cgil provinciale, il quale sottolinea come tra “contratti non rinnovati e cassa integrazione” ci sia il rischio della perdita di centinaia di posti di lavoro e chiede quindi una svolta concreta.
“Il disagio espresso con forza, in questi anni, dai lavoratori metalmeccanici rappresenta la conseguenza di una condizione economica e sociale che rischia pericolosamente di implodere – dichiara –. Sono anni ormai che i lavoratori e il territorio attendono politiche industriali e un piano di sviluppo concreto per un complesso energetico che resta innegabilmente strategico per l’economia dell’intera regione e del Paese ma, invece, il futuro del Petrolchimico rimane incerto, imprigionato in un susseguirsi di dichiarazioni di grande impatto mediatico.
Dichiarazioni di miracolosi “progetti” che, almeno dal punto di vista metalmeccanico, non lasciano intravedere un epilogo positivo per il rilancio produttivo e la difesa dei livelli occupazionali. Una situazione che se dovesse definitivamente precipitare comprometterebbe pericolosamente la coesione sociale nella nostra provincia.
Oggi l’emergenza si manifesta nella messa in discussione di un sistema complesso e interconnesso che rischia di azzerare 70 anni di storia industriale. In questo quadro la politica e il sistema delle imprese colpevolmente nascondono i risvolti della crisi che sta attraversando il petrolchimico, e che si misura nella diminuzione delle attività di manutenzione, negli impianti fermi di ISAB Goi, di Sasol e Air Liquid, nelle centinaia di contratti a tempo determinato non riconfermati (circa 500 in questi ultimi mesi) nelle procedure di cassa integrazione attivate, nell’incertezza che ripropone una nuova questione sociale.
Si impone una riflessione profonda sull’assoluta mancanza di “prospettiva“ di una classe politica e imprenditoriale che sta disperdendo l’enorme patrimonio rappresentato da lavoratori, che acquisito un altissimo livello di professionalità e competenza, possono ritenersi a pieno titolo parte integrante di una filiera produttiva ancora in grado di competere sui mercati internazionali se opportunamente potenziata e riqualificata nella sua sostenibilità”.
Per Recano bisogna intraprendere un percorso che coinvolga tutti i soggetti sociali nell’analisi delle contraddizioni, a tratti stridenti, che attraversano il rapporto tra lavoro, ambiente, salute e popolazioni, perché il lavoro nel petrolchimico cela processi che superando il perimetro della fabbrica impattano drammaticamente sulla vita di tutto il territorio.
Quindi il sindacalista elenca le necessità: “individuare progetti di riconversione e riqualificazione industriale che promuovano investimenti privati e pubblici, per le bonifiche, l’efficientamento energetico dei siti, la riqualificazione delle produzioni; ricostituire con l’intervento pubblico un Piano di risanamento ambientale e di riqualificazione delle aree dismesse, per cogliere tutte le opportunità per attrarre le nuove filiere produttive.
E ancora, riportare in mani pubbliche la gestione delle aree di Punta Cugno e Marina di Melilli, aree che, se adeguatamente bonificate e riqualificate, possono attrarre progetti e nuovi investimenti per intercettare le opportunità offerte dalla transizione; garantire ammortizzatori sociali straordinari per l’intera platea storica, compresi lavoratori dell’indotto in somministrazione e a tempo determinato che in questi anni sono stati utilizzati in maniera strutturale nelle attività di manutenzione”.
Il sindacalista chiede infine di “garantire l’integrazione al reddito attivando percorsi di formazione e riqualificazione dei lavoratori a carico delle imprese e della Regione Sicilia; creare percorsi formativi di riqualificazione professionale del personale finalizzati ad accrescere e sviluppare le conoscenze dei processi produttivi in considerazione del programma di riconversione industriale e delle altre attività previste nel programma di sviluppo, finalizzati al reinserimento dei lavoratori, anche in collaborazione con Anpal, Regione Sicilia e Comuni al fine di consentire la salvaguardia dei livelli occupazionali e non disperdere il Know-How fin qui acquisito dai lavoratori del territorio siracusano”.
“Sono titoli per ora, titoli di una piattaforma che i metalmeccanici sanno di dover affermare con la mobilitazione, mettendoci tutta l’intelligenza, la passione e la rabbia di cui sono capaci perché consapevoli che di fronte a questa emergenza hanno il dovere dell’iniziativa per riallacciare le fila di un vero processo di crescita economico e sociale a favore di tutto il territorio.
Occorre, però – conclude -, ricostruire una vertenzialità generale che tenga insieme lavoratori diretti ed indiretti, soggettività sociali e territorio, per riunificare le tante istanze che non riescono ad avere voce, questo è il momento di una grande battaglia in difesa del futuro che deve nascere dall’indignazione di chi è derubato del lavoro e della dignità”.