Se il governo continua a non ascoltare la Cgil, come fatto finora, non si escludono altre mobilitazioni. Lo ha detto il segretario generale, Maurizio Landini, intervenendo oggi su La7. 

Serve una vera riforma fiscale

“Il governo sulla questione fiscale - ha spiegato - fa una delega che introduce la flat tax, il concordato preventivo, non combatte l'evasione fiscale. Ci sono i tagli della sanità e c’è poi il tema fondamentale: la questione salariale, che è un’emergenza. Un altro tema si chiama precarietà, un livello che non ha nessun altro Paese. L’anno scorso su 6 milioni e mezzo di nuove assunzioni fatte solo il 15% era a tempo indeterminato”.

L’esecutivo “non sta discutendo con noi - prosegue il leader della Cgil - è chiaro che non escludiamo nessuna mobilitazione, di nessun genere”.

Nel 2024 dodici milioni in attesa di rinnovo

Landini si è quindi soffermato sulla questione dei contratti. “Il 2024 è l’anno in cui c'è il problema di rinnovare i contratti nazionali di lavoro: ci sono 12 milioni di lavoratori e lavoratrici alle prese con il rinnovo del contratto nazionale, sia nel settore pubblico sia nel settore privato. Abbiamo quasi 7 milioni di lavoratori nel commercio, turismo e servizi che sono da tre o quattro anni senza contratto. Occorre che il rinnovo dei contratti aumenti il valore reale dei salari in rapporto all'inflazione”.

“Noi - inoltre - continuiamo a pensare che ci sia bisogno di una legge sulla rappresentanza, che dia valore ai contratti nazionali e facendo questa operazione si sancisca anche che c'è una quota salariale oraria sotto la quale nessun lavoratore d'Italia deve essere pagato”.

La legge delega che il governo si è fatto votare “parla addirittura di gabbie salariali e altre nefandezze di questa natura. Quella legge delega va ritirata e bisogna fare una seria legge sulla rappresentanza che cancelli i contratti pirata”. 

Ex Ilva, senza lo Stato non se ne esce

Un passaggio infine sull’ex Ilva, che ha appena visto l’avvio della procedura di commissariamento. “Si sono persi dodici anni - fa notare Landini - è sotto gli occhi di tutti che se non c'è un intervento dello Stato da quella situazione non se ne esce”.

"Ma pensiamo anche sia necessario avere in testa un progetto industriale: quindi bene se ci sono altri interessi di imprenditori, ma deve essere chiaro che a pagare il prezzo non possono essere i lavoratori né tantomeno la filiera produttiva e i territori coinvolti”.