Un sit-in davanti alla sede dell’Ispettorato territoriale del lavoro (Itl) di Lecce. I dipendenti dell’amministrazione hanno scelto di manifestare il proprio malcontento stamattina, riunendosi all’ingresso della sede di Lecce in viale Giovanni Paolo II. Rappresentanze sindacali unitarie (Rsu) e sindacati preannunciano già la partecipazione allo sciopero nazionale del 4 marzo. E vagliano anche altre forme di protesta: dirsi indisponibili a lavorare in orario straordinario, festivo e notturno, rinunciare all’uso del mezzo proprio, rinunciare alla partecipazione del piano di formazione o alla rappresentanza in giudizio.

Alla base del dissenso c’è lo squilibrio acuito dall’ultima bozza di un Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri. Il Dpcm del governo Draghi esclude il personale appartenente alle aree professionali dei ministeri dall’armonizzazione delle indennità di amministrazione. “Non si comprende la ratio che è alla base dell'esclusione del riconoscimento di tali incrementi al personale dipendente dell’Ispettorato”, scrivono le Rsu e le segreterie territoriali di Fp Cgil, Cisl Fp, Uilpa, Confintesa ed Flp, che hanno proclamato lo stato di agitazione, lo sciopero del 4 marzo e organizzato l’odierna forma di protesta. Così invece di armonizzare ed equilibrare le indennità tra i dipendenti di varie amministrazioni, la bozza rischia di creare ulteriori discriminazioni.

“Nel già presente squilibrio relativo al trattamento economico riconosciuto ai dipendenti di questa amministrazione rispetto quello dei dipendenti di altre amministrazioni con analoghi compiti di vigilanza”, dichiarano riferendosi a enti come Inps ed Inail, ad esempio, “con il nuovo Dpcm si rischia oggi, paradossalmente, di aumentare il gap economico purtroppo e incomprensibilmente già esistente. Squilibrio ed esclusione dal Dpcm ancora più esecrabile in considerazione dell’ampliamento delle competenze in materia di salute e sicurezza e della conseguente preparazione e responsabilità gravanti sul personale”.