Bekaert: insoddisfazione dei sindacati dopo l'incontro di oggi (31 ottobre) al Mise, nel corso del quale si è svolto anche un presidio dei lavoratori. Sono infatti solo due i piani industriali pervenuti al tavolo del ministero dello Sviluppo economico. Uno da parte di Trafilerie Meridionali, azienda di Chieti interessata ad attingere al know-how dei lavoratori, orientata alla produzione di filo tubo e altri trafilati in acciaio; l'altro è quello della Cooperativa di lavoratori che oltre al filo tubi erogherebbe servizi di manutenzione industriale.

“A due mesi dalla scadenza della cassa integrazione per i 211 lavoratori, ci troviamo davanti a due sole proposte, di cui una frutto di un'iniziativa di alcuni lavoratori – spiega Daniele Calosi, segretario generale della Fiom Cgil di Firenze –. Entro la fine dell’anno, in soli due mesi, non siamo in grado di valutare la solidità del progetto di Trafilerie Meridionali e del suo partner, peraltro sconosciuto. Ad oggi non è stato neanche ipotizzato il numero di lavoratori che potranno essere ricollocati”. Bene l'apertura di Bekaert alla produzione dello steel cord che dà maggior certezza occupazionale a tutti i lavoratori rispetto alla sola produzione di filo tubo finora consentita dall'accordo, “resta però per noi inaccettabile trovarsi di nuovo nella condizione di dover fare una trattativa con il conto alla rovescia dei licenziamenti, per questo abbiamo chiesto alla multinazionale il ritiro della procedura di licenziamento”, conclude il sindacalista.

Negativo anche il commento di Francesca Re David, segretaria generale della Fiom Cgil nazionale: “Il piano industriale, per quello che ci è stato presentato oggi al Mise, risulta insufficiente. Il governo deve rifinanziare la cassa integrazione in scadenza il 31 dicembre 2019 per le lavoratrici e i lavoratori della Bekaert e l’azienda deve ritirare i 211 licenziamenti. In questa fase di crisi economica e di transizione ecologica occorre riformare gli ammortizzatori sociali”.

“La vertenza della Bekaert ha avuto il merito di aver riconquistato la cassa integrazione per cessazione, cancellata dal Jobs Act, ma è stata finanziata solo per un anno e quindi va rifinanziata finché non sarà avviato un vero piano di reindustrializzazione. In ogni caso, qualunque sia la situazione, ci devono essere pari diritti e salari per tutti i lavoratori”, conclude la sindacalista.