“Alla disattenzione del governo verso il Mezzogiorno e all’inadeguatezza dell’azione del governo regionale si aggiungono le ripercussioni negative dell’attuale scenario internazionale. Quando le somme residue dei fondi strutturali vengono destinate agli armamenti, quando si decide che il 5% del Pil annuo dovrà andare alle spese per la difesa, queste sono risorse sottratte alla sanità, alle infrastrutture, al welfare, ambiti che in Sicilia avrebbero bisogno di investimenti. Insomma l’impatto delle guerre sul mondo del lavoro, soprattutto al Sud, è e sarà pesante”. Lo ha detto il segretario generale della Cgil Sicilia, Alfio Mannino, aprendo a Catania l’assemblea delle assemblee generali dell’organizzazione regionale, alla quale partecipa Maurizio Landini che nel pomeriggio, sempre a Catania, sarà alla manifestazione per Gaza.

Mannino ha sottolineato che lo sviluppo della Sicilia e dell’intero Mezzogiorno devono diventare questione prioritaria nell’agenda del governo. Perché finora – ha detto – si sono registrati solo piccoli segnali di crescita dovuti a misure transitorie come il superbonus edilizio (8 miliardi di investimento), la decontribuzione sud (4 Mld) e il Pnrr (13 Mld), che non hanno prodotto quelle trasformazioni strutturali, ad esempio nell’industria o nell’agricoltura, in grado di dare effetti duraturi sul lavoro. Quella del governo nazionale e del governo regionale su aumento Pil e occupazione – ha sottolineato – è pura e semplice propaganda”.

Mannino ha rilevato che la situazione “potrà solo peggiorare con la fine di queste misure e con l’ingresso in un’economia di guerra. Fermare le guerre in atto – ha dunque sottolineato – è questione morale, umanitaria,
di ripudio della violenza e anche di rigetto di un’economia di guerra che avrà pesanti conseguenze nel nostro Paese e sul Mezzogiorno. Noi – ha detto Mannino – chiediamo che dai governi venga lo stop a qualunque forma di collaborazione con Israele e che la deportazione e il massacro del popolo palestinese vengano fermati”.

Per Mannino, “gli effetti delle scelte del governo ricadono su un tessuto economico e sociale come quello siciliano che presenta tanti problemi: disoccupazione, bassi salari, bassa qualità del lavoro, precarietà, diritti negati a partire da quello alla salute, spopolamento delle aree interne, forte emigrazione giovanile. Abbiamo motivo di dubitare – ha osservato – che la legge di stabilità possa dare risposte adeguate”.

In Sicilia, ha affermato Mannino, “si aggiunge la piaga di un governo regionale che si appiattisce su quello nazionale, non produce scelte di crescita, continua con le vecchie e dure a morire pratiche della spesa
clientelare alimentando zone grigie e il degrado istituzionale. La regione è diventata mero centro di gestione clientelare e le nomine sono finalizzate a queste dinamiche. Non abbiamo risposte sul sistema sanitario – ha detto – sulle politiche industriali e di transizione energetica, sulle politiche giovanili e sul diritto allo studio. Insomma su tutti gli ambiti che connotano il benessere sociale, la crescita e le prospettive per le giovani generazioni, il welfare e i diritti per tutti e sui quali abbiamo puntualmente presentato le nostre proposte e rivendicazioni”.

Mannino ha detto che “la Sicilia ha dunque più di una ragione per andare alla mobilitazione e sarà in prima linea il 25 ottobre. La situazione di Gaza – ha rilevato – sta scuotendo le coscienze, ci auguriamo che questo sia l’inizio di una opposizione popolare sempre più forte alle guerre, per il disarmo, per il sostegno agli oppressi ma anche contro politiche nazionali che pezzo dopo pezzo stanno facendo cadere diritti e prospettive. E a sostegno delle proposte e rivendicazioni della Cgil per un nuovo modello economico e sociale che garantisca i diritti, il lavoro di qualità, le pari opportunità, lo sviluppo della Sicilia e del Mezzogiorno, il futuro delle giovani generazioni”.