Assemblee oggi, 18 gennaio, a Bologna presso lo stabilimento Alstom, sul progetto di fusione con Siemens Mobility, dopo l'incontro a Milano, di martedì 15 gennaio, con la direzione italiana. L'Autorità antitrust europea, su sollecitazione degli enti Antitrust di Belgio, Olanda, Regno Unito e Spagna, ha infatti chiesto alle due società di cedere, a non meglio precisati concorrenti, alcune attività nei settori “segnalamento” e treni ad alta velocità.

Le due società hanno quindi proposto di cedere alcune attività. Per quanto riguarda il “segnalamento” le aziende hanno proposto la cessione delle attività di Etcs di Interlocking in Spagna, Grecia, Danimarca, Romania e Croazia. Queste operazioni avranno ripercussioni sugli organici italiani in una misura stimata dalla direzione tra i 20 e i 30 addetti, cioè le persone che con competenze e responsabilità specifiche collaborano a questi progetti e prodotti in quei paesi. Per quanto riguarda l’alta velocità, invece, Alstom e Siemens Mobility hanno proposto di cedere il Velaro, il treno ad alta velocità di Siemens o, in alternativa, il Pendolino, treno nato e prodotto a Savigliano.

Secondo i sindacati, l’ipotesi di cessione delle attività del Pendolino avrebbe impatti negativi per le attività italiane a partire dalla progettazione (che sta sviluppando la nuova versione, lo Smart Pendolino) e dalla produzione che sta consegnando il Pendolino evo, fino alle attività di manutenzione che vengono svolte a Nola, Roma San Lorenzo e a Venezia. Le ripercussioni sullo stabilimento bolognese sarebbero principalmente a proposito del settore segnalamento e di conseguenza i 30 trasferiti per i quali non c'è certezza né sul proseguimento del rapporto di lavoro né su una nuova sede di lavoro. A ciò si aggiunge che la cessione del prodotto a un concorrente lascia dubbi e incertezze su come proseguiranno i progetti fino ad ora seguiti nel sito bolognese.

“Ci troviamo in una situazione di incertezza che durerà fino a quando la Commissione europea si esprimerà sulla fusione, parere che comunque dovrà essere formalizzato entro il 18 febbraio 2019 – dichiarano Fim e Fiom –. A questo proposito, oltre alle assemblee, svolte oggi, abbiamo richiesto un incontro urgente al Mise per un confronto sulle politiche industriali conseguenti alle possibili decisioni della Commissione per autorizzare la fusione, ma anche per prepararsi agli effetti della riorganizzazione che la nuova società predisporrà”.

“Esprimiamo – dichiarano Fim e Fiom – grande preoccupazione sul futuro industriale del sito bolognese, poiché cedere un'attività così rilevante a un concorrente di fatto rischia di indebolire la centralità di quel settore all'interno del gruppo. Saremo come sempre a fianco dei lavoratori per tutelare l'occupazione”.