Apre e chiude con gli studenti in lotta per la casa il suo intervento dal palco milanese il segretario generale della Cgil Maurizio Landini nel corso della seconda mobilitazione di Cgil, Cisl e Uil per cambiare le politiche del governo. “La vostra lotta è la nostra lotta”, perché ''il problema dell'abitazione non riguarda solo gli studenti, è un problema più generale. E neanche l'aver rimesso in campo i famosi 600 milioni risolve i problemi'', ha detto, visto che in queste condizioni, con 750 mila fuorisede, “il diritto allo studio non è garantito”. E ancora: “Lavoratori e studenti insieme, cambieremo questo paese”, a ricordare un momento glorioso delle lotte sindacali, quello del biennio 68-69.

 

Per il resto, il leader della Cgil ha toccato punto per punto, tra gli applausi di una folla enorme, i punti nevralgici delle richieste delle tre Confederazioni, punteggiando il tutto con un leit motiv ricorrente (“non ci fermeremo finché non avremo delle risposte”) e con una dura denuncia del mancato ascolto reale delle proposte sindacali da parte del governo, in tavoli convocati ma poi lasciati via via morire. 

Fisco, riforma iniqua

Durissimo l’attacco alla riforma fiscale. "Mi ha colpito – ha scandito dal palco – il fatto che la presidente del Consiglio quando le abbiamo chiesto di discutere con noi della riforma non lo ha fatto. Le abbiamo detto che 'la riforma fiscale va discussa con quelli che le tasse le pagano però mi ha colpito che invece la presidente del Consiglio abbia scelto di andare all'assemblea dei commercialisti e dire che la riforma fiscale vuole farla con loro".

Nulla, ovviamente contro i commercialisti, ma, ha sottolineato il leader di corso d’Italia, “la riduzione delle tasse va fatta ai lavoratori dipendenti e ai pensionati, l'aumento va fatto a chi non paga le tasse, a chi evade il fisco, alla rendita finanziaria". Ancora un no secco dunque alla flat tax, non per motivi ideologici, ma di giustizia: “Se io ho un'unica tassa del 15% uguale per tutti provate, ognuno di voi provi a fare i conti: non è la stessa cosa pagare il 15% su 20 mila o 100 mila euro”. 

Il male della precarietà

E poi naturalmente il tema dei temi, quello della precarietà: “Se noi vogliamo rimettere le persone nelle condizioni di scegliere di fare figli, dobbiamo metterli nelle condizioni di poter vivere dignitosamente, di essere liberi, di avere un lavoro, di poter avere una casa e quindi di poter pensare a un futuro”, ma oggi “la precarietà sta mettendo in discussione tutto questo”. E invece il governo con i voucher, con la liberalizzazione dei contratti a tempo determinato contenuti nel decreto lavoro e degli appalti sta andando da tutt’altra parte, “dalla parte di coloro che credono che i lavoratori vadano sfruttati e le loro condizioni peggiorate”.

Le bugie sulle pensioni

I soldi, insomma, “bisogna andare a prendere dove sono”, a cominciare dagli extraprofitti, perché servono risorse per una vera riforma delle pensioni. “Sulla previdenza – ha attaccato il sindacalista – nel Def non hanno messo un euro. Dicevano che avrebbero cancellato la riforma Fornero, quota 41 e invece stanno facendo esattamente l'opposto: stanno di nuovo facendo cassa sulle pensioni” ed eliminando il reddito di cittadinanza sui poveri, perché questo è un governo “forte con i deboli”, ma prono verso i forti, perché “non colpisce l’evasione fiscale”.

La forza dei sindacati

Pensando alle tre manifestazioni organizzate da Cgil, Cisl e Uil, Landini ha ribadito che da Nord a Sud “noi stiamo unendo questo paese. Noi non vogliamo dividere un paese che è già abbastanza diviso e addirittura frantumato”. Ma l’unione passa “da quelle riforme che sono necessarie” e per questo “non rinunceremo a dare un futuro a questo paese, ai giovani e alle donne perché non siano precari a vita”.

Dunque “non siamo disponibili ad accettare il comportamento che il governo sta avendo verso le organizzazioni sindacali: Cgil, Cisl e Uil rappresentano milioni di persone” e non è possibile che l’esecutivo inviti “ai tavoli di trattativa i sindacati firmatari dei contratti pirata che oggi vengono utilizzati proprio per mettere in discussione i diritti del lavoro”.

Ma il tema del ruolo dei sindacati rimanda a un tema più generale, quello della democrazia: per Landini, rifiutando il confronto, non mandando avanti i tavoli iniziati, il governo ne sta riducendo gli spazi, ed “è un fatto gravissimo”, “vuol dire mancare di rispetto a voi, alle lavoratrici, ai lavoratori ai pensionati che tengono in piedi questo paese”. 

Sia chiaro, “nessuno mette in discussione che questo governo ha la maggioranza in Parlamento”, ma dire che “siccome ho vinto le elezioni faccio quello che voglio, mi permetto di osservare che questa non è democrazia”, perché la Costituzione sancisce “il diritto delle singole persone, del sindacato, di organizzarsi, di essere rappresentati”. E dunque “impedire il confronto “vuol dire ridurre gli spazi della democrazia” e “noi non siamo disponibili ad accettarlo”. 

Per questo, ha ribadito il segretario generale della Cgil, “come abbiamo detto a Bologna come diciamo oggi a Milano e come diremo tutti assieme sabato prossimo a Napoli sia chiaro a tutti che per noi questo non è che l'inizio, non ci fermeremo e proseguiremo fino a quando non avremo portato a casa quello che stiamo chiedendo”. 

“Il successo di queste giornate, la vostra presenza – ha concluso rivolto alla folla – ci dà la forza di andare avanti. Lo dobbiamo fare insieme, perché questa è la forza del mondo del lavoro”.

Fumarola, Cisl: confronto, non spot

Serve un confronto vero con il governo “che non sia uno spot”. Così Daniela Fumarola, segretaria confederale della Cisl. “Pensiamo che nel nostro paese ci siano troppe emergenze alle quali vanno date delle risposte", ha aggiunto. E per questo, con Cgil e Uil "abbiamo presentato delle piattaforme, abbiamo un documento che riassume i contenuti dei dossier più importanti, abbiamo la necessità che si riaprano i tavoli, quelli che sono stati avviati e non sono stati portati a compimento: la previdenza, la sicurezza e le politiche industriali". 

Una piazza gremita e piena di energie dimostra che “le persone non possono aspettare, ce lo dice anche Istat nell'ultimo rapporto che ha presentato nei giorni scorsi. Siamo qui per dire al governo: riapriamo un confronto che sia strutturato e non a spot perché non serve incontrarli una volta tanto", ha detto, “perché senza l'apporto responsabile del sindacato confederale e delle sue categorie non si va da nessuna parte”.

Per questo “è fondamentale essere qui oggi ed essere in tanti”, “per affermare un concetto semplice e potente: il cantiere di una nuova Italia parte da ognuno di noi, parte dal mondo del lavoro”. E per questo, ancora, "siamo più che mai determinati a non fermarci. Il sindacato andrà avanti: continueremo a batterci con la concretezza e l'efficacia delle nostre proposte".

Bombardieri, Uil: i giovani non sono schiavi

"Detassate gli aumenti contrattuali. Trovate il coraggio e la forza di andare a prendere i soldi dove ci sono. Facevate la voce grossa quando eravate all'opposizione: tassate le banche, le big pharma, le multinazionali se avete coraggio". Cosi' il leader della Uil Pierpaolo Bombardieri nel suo intervento. 

Che ha aggiunto: "Quando parlate di un milione di posti di lavoro disponibili, molti di quei posti i nostri giovani li rifiutano perché offrono condizioni da schiavi. E fanno bene: applicate bene i contratti e vedrete che accetteranno di lavorare. Noi pensiamo che il lavoro sia determinante per la qualità della vita". 

Il leader della Uil ha poi ricordato, rivolto alla ministra Calderone, l'ennesima tragedia sul lavoro: "'Cara ministra, oggi è morto un cavatore; abbiate la compiacenza di tacere quando parlate di sicurezza e di precariato''.