Reintrodurre i voucher vuole dire “aumentare forme di sfruttamento e incentivare gli imprenditori a investire su questo e non su qualità e innovazione”. Il segretario generale Maurizio Landini spiega così la netta contrarietà della Cgil alla norma contenuta nella legge di bilancio che amplia le maglie per l’utilizzo dei buoni lavoro, strette invece al tempo del governo Gentiloni in seguito alla raccolta di firme da parte del sindacato per la loro abolizione. Una norma che rientra nell'elenco dei motivi degli scioperi proclamati dal sindacato per questa settimana. 

La norma 

I nuovi voucher sono utilizzabili in diversi settori, quali agricoltura, ristorazione, lavoro domestico e servizi alla persona, il limite di uso si alza da 5mila a 10mila euro e potranno ricorrervi le imprese con alle proprie di pendenze fino a 10 lavoratori subordinati a tempo indeterminato.

“Siamo davanti a un intervento molto grave – spiega Tania Scacchetti, segretaria nazionale della Cgil con delega al Mercato del lavoro - anche per la scelta politica che si porta dietro con il messaggio che l’accompagna confermato dalle motivazioni tecniche che accompagnano la legge”.

Un regalo alle imprese 

Scacchetti fa notare che l’intervento sui voucher è quasi l’unico che possa interessare la regolazione del mercato del lavoro che si fa con il Bilancio e “lo si fa compiacendo un sistema di imprese che mirano alla mercificazione del lavoro e dicendo che, anziché contrattualizzare i lavoratori, si può ampliare l’utilizzo del ricorso al lavoro occasionale penalizzante dal punto di vista previdenziale e dei diritti”. Una volontà in controtendenza rispetto a una condizione nella quale avremmo invece bisogno di “rilanciare e affermare la dignità del lavoro, il lavoro buono come strumento di crescita economica”.

Alla domanda se ci si attenda un exploit dell’uso dei voucher, come accadde con la loro liberalizzazione da parte del governo Berlusconi, Scacchetti risponde che in effetti un rischio analogo lo si corre: “Non si tratta di un’esatta riproduzione dei voucher pre-Gentiloni – il cui governo aveva fortemente depotenziato l’utilizzo con una diminuzione dell’80% rispetto all’abuso precedente), ma di un intervento che amplia fortemente l’utilizzo, presuppone a un ulteriore allargamento e soprattutto alla logica di un  lavoro che è importante basta che sia, anche se non corredato da tutele e diritti.

Un messaggio pericoloso

In quanto elemento che incentiva la precarietà del lavoro, i voucher sono “un messaggio pericoloso – conclude la segretaria - che credo il governo abbia voluto dare consapevolmente, scegliendo un solo blocco sociale e quindi di rispondere prevalentemente alle imprese e, in particolare, a quelle imprese che chiedono di competere sul costo del lavoro e non certo su qualificazione e riconoscibilità”.

Da più parti è arrivato il dissenso alla reintroduzione massiva dei buoni lavoro, ma il sindacato, per voce dello stesso Maurizio Landini, ne chiede la completa cancellazione.

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