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Continua la mobilitazione della scuola contro le Nuove indicazioni nazionali che riscrivono le precedenti in un’ottica ideologicamente regressiva. Dopo la giornata di studio e mobilitazione con oltre mille partecipanti presso l’Università Roma3, la conferenza stampa alla Camera dei deputati e la lettera indirizzata al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la Flc Cgil, assieme alle associazioni e le realtà rappresentative del mondo della scuola, dell'università, della ricerca, della cultura e della società civile torna a ribadire il rifiuto del testo e, si legge in una nota, a “rivendicarne una riscrittura condivisa e partecipata”.
Proprio per questo il sindacato della conoscenza della Cgil e tutte le realtà associative che si sono mobilitate in queste settimane hanno diffuso due lettere destinate a due anime imprescindibili della comunità educante, quella degli educatori e degli insegnanti e quella dei genitori.
Nei testi, i promotori evidenziano i punti critici delle Nuove indicazioni nazionali, a partire da un’idea di scuola che esclude i più fragili, non rimuove gli ostacoli, ma aggrava le disuguaglianze, contravvenendo ai principi costituzionali e compromettendo l’orizzonte formativo e culturale non solo della scuola ma del Paese tutto.
Non si tratta solo di denuncia: ai docenti e ai genitori si chiede di fare rete, valorizzando il ruolo centrale degli organi collegiali o diffondendo il documento del Tavolo interassociativo Per una scuola democratica e costituzionale, inviando la lettera al presidente Mattarella, ma, soprattutto, partecipando in prima persona alle iniziative sui territori e sostenendo la costituzione di reti locali, in vista di una manifestazione nazionale nel prossimo autunno.
Dalla presentazione del documento ministeriale sindacato e associazioni hanno denunciato “una pericolosa involuzione della cultura democratica della scuola e del Paese, attraverso un processo di revisione unidirezionale, ideologico, identitario e anacronistico. La scuola italiana, al contrario, non può essere ridotta a strumento di propaganda ideologica per nessun governo in carica, ma deve rimanere luogo di dialogo, confronto e responsabilità diffusa per una crescita culturale, democratica e aperta al futuro”.