…L’altra novità (si fa per dire) è il bonus per le famiglie con figli e per i pensionati. C’è anche il blocco delle tariffe, misura non solo necessaria, ma perfino scontata, visti gli andamenti del prezzo del petrolio. Poi vaghe promesse sui mutui, tema più delicato perché tutti sanno che non si risolve con la beneficenza, ma con una trattativa con le banche che, nonostante i tonfi dei più grandi colossi d’affari del mondo, sono sempre un osso duro. In ogni caso si tratta di promesse, impegni di “pagheremo”. Nessuna cifra precisa. Nessuna linea di politica economica, né tantomeno idee di politica industriale innovativa. E soprattutto nessuna retromarcia su una finanziaria depressiva che pensa solo a tagliare. E’ questo il topolino che il governo Berlusconi ha cacciato fuori dal suo cilindro mediatico la sera di lunedì 24 novembre a Palazzo Chigi.


Tutte le misure presentate
Per rilanciare i consumi e contrastare una crisi che è stata paragonata a quella del 1929, alla vigilia del “licenziamento” di almeno mezzo milione di precari, il governo Berlusconi non ha saputo fare altro che dare spazio alle idee di un ministro dell’economia che continua ad apparire debole con i forti e compassionevole con i deboli. Eppure anche Tremonti dovrebbe sapere che con l’elemosina non si rilancia un sistema economico. Soprattutto in tempi di crisi. Ma è ovvio che non si tratta di incoscienza politica. Lo sanno bene i rappresentanti del governo di centrodestra e lo hanno perfino dichiarato. "Abbiamo assicurato continuità delle linee di credito alle imprese. Ora ci occuperemo dei consumi", ha detto aprendo il vertice di lunedì il premier Berlusconi. E’ la solita storia: gli aiuti veri si danno solo ai forti (alle banche e alle imprese) sperando che il mercato faccia poi la sua parte. Al contrario occuparsi seriamente dell’andamento dei consumi avrebbe voluto dire occuparsi dei lavoratori, delle loro condizioni. Quindi avrebbe voluto dire occuparsi delle tredicesime e del fiscal drag, come hanno chiesto i sindacati e in particolare la Cgil, che bontà loro, questa volta è stata invitata al tavolo del governo. Si è ancora una volta preferita la strada degli sconti fiscali e degli interventi una tantum. Per quanto gli interventi concreti, infatti, non c’è davvero quasi nulla nel pacchetto governativo. Ci prepariamo alla bufera con l’ombrellino.

I problemi sono altri. Ed è sufficiente un breve elenco. Proprio in questi giorni sono in “scadenza” circa 500 mila contratti a tempo. Tra il 2004 e il 2007 la quota dei dipendenti con contratti a termine sul totale dei dipendenti è aumentata del 20%. Si calcola che in questo momento nel mercato del lavoro italiano sono presenti quasi 2 milioni e mezzo di lavoratori “a termine” ai quali si devono aggiungere circa 700 mila apprendisti. Ci sono almeno 3000 contratti in bilico nel solo gruppo Fiat. Duecento contratti stanno saltando alla Brembo, una delle aziende di punta della nostra metalmeccanica. Tutti i distretti industriali lanciano segnali di crisi, la spia è rossa. Aumentano le ore di cassa integrazione. A tutto questo il governo italiano risponde con una promessa di aumentare la dotazione per gli ammortizzatori sociali (fino a un miliardo di euro, dai 600 mila iniziali) attingendo al Fondo sociale europeo. C’è chi racconta di famiglie che non si possono più permettere di pagare la badante per il parente non autosufficiente. L’unica misura seria ce la pagherà l’Europa. Sempre che arrivi. Per ora siamo solo agli annunci mediatici. Vedremo la lista vera venerdì dopo la riunione del Consiglio dei ministri.