“Non si può morire di università. Contro un merito che uccide!”. Con questo slogan l’Unione degli universitari ha deciso di organizzare dei flash mob nelle città universitarie italiane dopo il suicidio della studentessa di 19 anni trovata nella mattinata di mercoledì primo febbraio nei bagni dello Iulm a Milano. Finora sono state coinvolte Milano, Perugia, Palermo, Sassari, Lecce, Firenze, Cagliari, Modena; nei prossimi giorni sarà il turno di Pavia, Messina, Forlì e altre città.

“Negli ultimi tre anni – ricorda Camilla Piredda, coordinatrice dell’Unione degli universitari – almeno dieci universitari si sono suicidati. E questi sono soltanto i casi noti: ci sono infatti ulteriori episodi di suicidi, tentati suicidi e atti di autolesionismo che non vengono portati all’attenzione mediatica. La nostra paura è che l’interesse verso il malessere giovanile e la salute mentale scemi rapidamente. Non accettiamo che dopo questo nuovo tragico caso, le istituzioni chiudano gli occhi come se nulla fosse successo”.

Per gli studenti il problema sta in un modello universitario "sempre più performativo, nel quale è molto forte la pressione cui le studentesse e gli studenti sono sottoposti: come hanno scritto le universitarie della Iulm, bisogna assolutamente raggiungere certi risultati, bisogna fare in fretta, non c’è tempo da perdere. E se non ce la fai, sei un fallito".

Piredda denuncia la mancanza di "supporto didattico e psicologico, sono affari tuoi. In questa concezione, il merito non rappresenta un criterio di valorizzazione delle capacità e delle aspirazioni individuali, ma un criterio discriminatorio, ingiusto e doloroso”.

A dimostrare che la salute psicologica degli studenti si è deteriorata, sono state le 30 mila risposte raccolte nell’ambito dell’indagine "Chiedimi come sto" promossa dall’Unione degli universitari insieme alla Rete degli studenti medi, allo Spi Cgil e all’Istituto Ires. I sentimenti negativi più provati dai giovani sono ansia, senso di solitudine, demotivazione e noia. Il 28% del campione intervistato ha avuto esperienza di disturbi alimentari, il 14,5% ha avuto esperienze di autolesionismo e il 12% ha abusato di alcol".

Con questi flash mob e con una lettera inviata al ministero dalla presidente del Cnsu "è di abbandonare la narrazione della performance e della velocità come obiettivi assoluto". Gli strumenti ci sono: si può intervenire sui regolamenti didattici, sugli strumenti di tutorato e supporto didattico, su modalità specifiche di recupero nel caso di problematiche sorte durante il percorso di studio".

Inoltre, è necessario, concludono gli studenti, "agire urgentemente sulla tutela della salute psicologica della comunità studentesca, potenziando gli sportelli di counseling offerti dagli atenei e integrando nel servizio sanitario un servizio di assistenza psicologica diffusa, gratuita e accessibile. Per farlo, però, serve una chiara volontà politica e adeguate risorse che oggi mancano”.