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Abuso di contratti a tempo determinato nel settore pubblico e trattamento non regolare dei lavoratori stagionali provenienti da Paesi terzi. Sono due capitoli per i quali l’Italia è finita dietro la lavagna, sotto giudizio della Commissione europea, e con soli due mesi di tempo per recuperare e non farsi bocciare.
Pubblico impiego, eccesso di contratti a tempo
La Commissione Ue ha inviato un parere motivato all'Italia per il recepimento non corretto nell'ordinamento nazionale della direttiva 1999/70/CE del Consiglio. La norma vieta discriminazioni a danno dei lavoratori a tempo determinato e obbliga gli Stati membri a disporre di misure atte a prevenire e sanzionare l'utilizzo abusivo di contratti o rapporti di lavoro a tempo determinato.
"La normativa italiana – motiva la Commissione – non previene né sanziona in misura sufficiente l'utilizzo abusivo di una successione di contratti a tempo determinato per diverse categorie di lavoratori del settore pubblico in Italia. Tra questi, insegnanti e personale amministrativo, tecnico e ausiliario della scuola pubblica, operatori sanitari, lavoratori del settore dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica e del settore operistico, personale degli istituti pubblici di ricerca, lavoratori forestali e volontari dei vigili del fuoco nazionali”.
“Alcuni di questi lavoratori – prosegue Bruxelles – hanno anche condizioni di lavoro meno favorevoli rispetto ai lavoratori a tempo indeterminato, situazione che costituisce una discriminazione e contravviene al diritto dell'Unione”.
La Commissione ha avviato la procedura di infrazione inviando una lettera di costituzione in mora alle autorità italiane nel luglio 2019, seguita da una lettera complementare di costituzione in mora nel dicembre 2020. Sebbene l'Italia abbia fornito spiegazioni sulle proprie norme nazionali, la Commissione le ha ritenute non soddisfacenti e dà ora seguito all'esame con un parere motivato. L'Italia dispone ora di due mesi per rimediare alle carenze individuate dalla Commissione, trascorsi i quali la Commissione potrà decidere di deferire il caso alla Corte di giustizia dell'Ue.
Lavoratori stagionali stranieri, rispettare le regole
La Commissione ha anche avviato un procedimento di infrazione inviando lettere di costituzione in mora a diversi Paesi, tra cui l'Italia, per il recepimento non pienamente conforme di tutte le disposizioni della direttiva sui lavoratori stagionali (direttiva 2014/36/UE). La direttiva mira a garantire norme eque e trasparenti per l'ammissione nell'Ue dei lavoratori stagionali di Paesi terzi. Ha inoltre l'obiettivo di garantire condizioni di vita e di lavoro dignitose, pari diritti e una protezione sufficiente dallo sfruttamento.
“Garantire il pieno rispetto della direttiva sui lavoratori stagionali – spiega la Commissione – è un presupposto importante per attrarre nell'Ue la manodopera necessaria per il lavoro stagionale ed eventualmente anche per contribuire a ridurre la migrazione irregolare. La Commissione sta monitorando il modo in cui tutti gli Stati membri hanno recepito questa normativa nel diritto nazionale. La Commissione ritiene che questi Stati membri non abbiano recepito e/o attuato correttamente alcuni obblighi previsti dalla direttiva. Gli Stati membri interessati dispongono ora di due mesi per rispondere alle argomentazioni formulate dalla Commissione. In assenza di una risposta soddisfacente, la Commissione potrà decidere di inviare un parere motivato”, conclude l’esecutivo della Ue.