È arrivata oggi agli esiti finali l’iniziativa avviata nel corso del 2021 dalla Commissione europea per il riconoscimento della genitorialità nelle situazioni familiari transfrontaliere. L’iniziativa è volta a garantire che la genitorialità stabilita in un Paese dell'Ue sia riconosciuta in tutti gli Stati membri, in modo che i minori conservino i loro diritti anche in situazioni transfrontaliere, in particolare quando le famiglie viaggiano o si spostano all'interno dei confini europei.

L’iter si è concluso con la presentazione da parte della Commissione di una proposta di regolamento che vuole armonizzare le norme di diritto internazionale privato in materia di filiazione: il principio che si intende tutelare è che la filiazione riconosciuta in un Paese europeo sia riconosciuta automaticamente in tutti gli Stati Ue, proprio per evitare un’oggettiva limitazione al diritto di libera circolazione delle persone.

In una situazione transfrontaliera, infatti, una famiglia potrebbe perdere i diritti derivanti dalla filiazione ai sensi delle leggi nazionali. Il mancato riconoscimento della filiazione mette a rischio i diritti fondamentali dei figli, compreso quello all'identità, alla non discriminazione e alla vita privata e familiare.

Con questa proposta la Commissione recepisce anche le indicazioni della Corte europea di giustizia, che anche in sentenze recenti, di dicembre 2021 e del giugno di quest’anno, si era espressa in questo senso.

Finora il riconoscimento da parte degli altri Stati membri era limitato ad alcuni scopi, quali l’accesso al territorio, il diritto di soggiorno, la non discriminazione rispetto ai cittadini nazionali, ma la proposta di regolamento tende a estendere il novero dei diritti a quelli in materia di successione, alimentare e ad agire in qualità di rappresentante legale del minore.

La proposta prevede che la filiazione accertata in uno Stato venga riconosciuta in tutti gli altri senza alcuna procedura particolare, e la creazione di un certificato europeo di filiazione utilizzabile in tutti gli altri Paesi.

Il regolamento non toccherebbe il diritto di famiglia, che rimarrebbe di competenza di ciascuno Stato, ma dovrà ora essere adottato all’unanimità dal Consiglio. Anche in questo caso il faro è costituito dal principio del superiore interesse del minore, da considerarsi preminente in tutte le azioni che lo riguardano, come recentemente ribadito sullo stesso tema anche dalla nostra Corte Costituzionale.

La necessità di unanimità da parte del Consiglio costituirà un’importante cartina di tornasole per quei Paesi che da anni avversano ferocemente i diritti delle figlie e dei figli di famiglie omogenitoriali. La nuova situazione politica che si è determinata in Italia dopo le recenti elezioni ci colloca purtroppo in quel novero: i partiti dell’attuale maggioranza hanno infatti depositato proposte di legge che non solo avversano il riconoscimento di entrambi i genitori dello stesso sesso ma anzi vorrebbero rendere quei genitori penalmente perseguibili.

Sandro Gallittu è responsabile dell'ufficio Nuovi diritti della Cgil nazionale