Tra una smentita e l'altra da parte del governo che continua nella sua propaganda, il Sud rischia di perdere 8 miliardi di investimenti del Pnrr e l'ulteriore agenda di programmazione dei fondi di coesione. Non è tutto attribuibile all’incapacità di fare spesa della pubblica amministrazione, così come dicono dalla politica nazionale regionale, ma è una precisa responsabilità del governo a definanziare interventi già programmati per penalizzare il Sud.

I temi del Pnrr, dei fondi europei e degli investimenti, non possono eludere un indirizzo e un’azione strategica di rafforzamento amministrativo con assunzioni nella pubblica amministrazione e il rilancio di politiche industriali tanto nel Paese quanto nel Sud.  Questo governo, in questo primo anno, ha dimostrato di non avere alcuna visione sulle politiche dell'amministrazione pubblica, di sviluppo, coesione e rilancio del mezzogiorno.

È una precisa scelta politica che schiaccia il Governo tra spinte ideologiche come l'autonomia differenziata e opere bandiera che non hanno nulla di strategico. Ma al governo sono andati male i conti con la Commissione europea e la spinta inflattiva che mette in difficoltà seriamente le famiglie italiane. La commissione europea che maldestramente risponde alla crisi globale alzando i tassi di interesse, nel monitorare i conti dell'Italia si è resa conto che il nostro è il Paese più indietro sia sulla spesa del Pnrr che sui fondi di coesione. Il Sud e la Calabria, purtroppo, sono negli ultimi posti delle statistiche europee. Non sono solo i dati della Cgil, che ha deciso di mobilitarsi il 7 ottobre a Roma, a confermare la situazione di sbandamento in cui ci troviamo, ma fonti ed istituti autorevoli europei e nazionali che hanno lanciato da giorni l'allarme rosso.

Negli ultimi giorni, lo Svimez ha lanciato l'ennesimo allarme come da tempo sta facendo la Cgil, inascoltata. Nonostante ciò, altre sigle sindacali, giornali di governo, affermano che l'allarme lanciato dalla nostra organizzazione è infondato e strumentale, sebbene l'inflazione incida sul carrello della spesa, nei consumi quotidiani, sul caro gasolio e bollette, sul caro libri e scuola, dimezzando il potere di acquisto di pensioni e salari, che da tempo non arrivano alla terza decade del mese.

Ci stanno trascinando nel baratro economico e sociale, raccontando un altro Paese. Il Sud e la Calabria sono state, da tempo, abbandonate al proprio destino. La Calabria più di tutte è la cenerentola per questo governo ed i divari con il resto d’Italia sono decuplicati. Definanziamenti di opere strategiche che erano anche punto della Vertenza Calabria, disimpegni della partecipazione pubblica da investimenti strategici come ad esempio la centrale a idrogeno di Rossano, chiusura di 79 autonomie scolastiche dal 2024, situazione sanitaria devastante, Zes unica completamente inutile se non c'è una strategia di investimenti pubblici attraverso le società partecipate o una quadro di sostegno degli interventi, rischiano di essere alcuni dei fallimenti del governo nazionale e di conseguenza, quello regionale che subisce, suo malgrado, scelte imposte dall’alto. Se a questo aggiungiamo la ripresa delle emigrazioni soprattutto dei giovani (la Calabria ne ha perso centomila in dieci anni), lo spopolamento e la denatalità, il sistema della competitività delle imprese a dir poco imbarazzante, il quadro che emerge per la Calabria è da allarme rosso.

Il nostro Paese è in recessione e la Calabria rischia un declino irreversibile. Porteremo la Vertenza Calabria nelle piazze, saremo a Roma il 7 ottobre forti anche del consenso delle lavoratrici e dei lavoratori che in questi giorni stanno partecipando alle nostre assemblee e votando la piattaforma per dare al nostro Paese un nuovo orizzonte, per mettere al centro il lavoro dignitoso, contro lo sfruttamento e la precarietà, per la salute e sicurezza, per il futuro, per dare all’Italia un nuovo orizzonte ed una nuova “via maestra”.

Angelo Sposato è segretario generale della Cgil Calabria