Quando esplode una notizia è tutto un affollarsi di commenti e belle parole, costa poco, il silenzio torna rapidamente. Come rompere quel silenzio è la domanda che viene da porsi. Perché i giorni scorrono e il 18 maggio si avvicina. Il 18 maggio è il giorno in cui Lara Lugli dovrà presentarsi in Tribunale a Pordenone, accusata di essersi comportata in malafede.

Perché? Perché ha sottoscritto, come tante nel mondo dello sport ma non solo, un contratto con una clausola di licenziamento giustificato in caso di “comprovata gravidanza”. Una clausola illegittima che fa strame di leggi, convenzioni, costituzione e carta europea. Una clausola che dovrebbe vedere Coni, ministri e ministre, federazioni sportive chiedere conto alla società Volley di Pordenone che l’ha scritta e fatta firmare. Che dovrebbero, almeno , pretendere il ritiro dell’opposizione all’ordine di pagamento.

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Sì, perché non solo si licenzia per maternità ma si nega anche il pagamento dovuto per l’ultimo mese lavorato. “Una piccola storia triste”, che parla della misoginia, delle discriminazioni, dell’arretratezza... Per rompere questo silenzio vorrei: chiedere al presidente del Coni se condivide che siano queste le regole dello sport, cosa intende fare se le trova ingiuste, e lo stesso chiederei alle federazioni. Chiedere alla ministra delle pari opportunità, al ministro del lavoro, alla sottosegretaria allo sport, di convocare la società, le parti se preferiscono, per affermare i principi della nostra legislazione, tra cui la nullità di atti illegittimi.

Per dare una risposta a Lara, non lasciarla di nuovo sola, per darla a tutte le lavoratrici che subiscono clausole e vincoli illegittimi, per dare coerenza alle parole spese....