Il governo, è la lettura della maggior parte degli analisti, con i risultati venuti fori dalle urne di Regionali e Referendum ha guadagnato un certo orizzonte. Le elezioni politiche sembrano allontanarsi, così come lo spauracchio di una crisi che rischiava di arrivare nel pieno di quella che si profila come una seconda ondata della pandemia. Pochi giorni dopo la tornata elettorale, così, è cominciata anche a circolare una bozza del decreto elaborato dalla ministra dell’Interno Lamorgese, che dovrebbe approdare a breve sul tavolo del Consiglio dei ministri per modificare i due decreti sicurezza di Salvini.

La lista dei 9 articoli che lo compongono lascia ben sperare, almeno gli osservatori più ottimisti. Così come il titolo del decreto, in cui non compare la parola “sicurezza”, ma “Disposizioni urgenti in materia di immigrazione, protezione internazionale e complementare, nonché in materia di diritto penale”. Nel testo, di fatto, si prevederebbe la cancellazione delle multe milionarie alle navi ong, la riforma del sistema di accoglienza, l'allargamento delle maglie che consentono di accedere alla protezione umanitaria, e la possibilità per i richiedenti asilo di iscriversi all'anagrafe comunale e convertire il permesso di soggiorno in permesso di lavoro.

L'articolo 1 prevede, quindi, l'apertura dei porti per le navi dell'accoglienza. I blocchi, che possono ancora venire decisi dal Viminale, “non trovano comunque applicazione () nell'ipotesi di operazioni di soccorso immediatamente comunicate al centro di coordinamento competente per il soccorso marittimo e allo Stato di bandiera”. Le multe, fino a un milione di euro con i decreti Salvini, vengono riportate alla cifra iniziale da un minimo di 10mila a un massimo di 50mila euro. Grazie all'articolo 5 bis i richiedenti asilo torneranno poi a venire iscritti all'anagrafe con carta di identità valida per te anni. Verrebbe inoltre dimezzato il tempo di trattenimento nei centri per il rimpatrio, da 180 a 90 giorni “prorogabili per altri 30 qualora lo straniero sia cittadino di un Paese con cui l'Italia abbia sottoscritto accordi in materia di rimpatri”.

Dulcis in fundo, ci sarebbe il ritorno al “sistema di accoglienza e integrazione” diffusa sul territorio, il vecchio Sprar, e ristabiliti una serie di servizi tagliati dai decreti Salvini. Nei centri “sono erogati, anche con modalità di organizzazione su base territoriale, oltre alle prestazioni di accoglienza materiale, l'assistenza sanitaria, l'assistenza sociale e psicologica, la mediazione linguistico-culturale, la somministrazione di corsi di lingua italiana e i servizi di orientamento legale e al territorio”, si legge nel testo definitivo.

Pare quindi prospettarsi la possibilità concreta di vincere finalmente la battaglia per la cancellazione dei decreti sicurezza voluti dall’allora ministro degli Interni Matteo Salvini, che molte associazioni, sindacati e singoli cittadini portano avanti ormai da anni. Tra le molte iniziative c’è la petizione su Change.org lanciata qualche tempo fa da Daniele Tissone, Segretario Nazionale Silp, il sindacato di Polizia della Cgil. La richiesta di abrogazione dei decreti ("che non garantiscono maggiore sicurezza ai cittadini e non danno alle forze di polizia la capacità di operare in maniera più concreta, rapida ed incisiva") ha raggiunto ad oggi (26 settembre) oltre 33.509 firme, a un solo passo dall’obiettivo delle 35.000 che ci si era posti.

“La calda e solare luce del buon senso, dell’umanità e del rispetto della legalità internazionale ha iniziato ad illuminare e a riscaldare con sempre maggior vigore l’orizzonte politico italiano”, scrive ora il Silp in una nota. “Passata la tormentata fase degli election day – continua - sembra essere arrivato il momento giusto per porre mano ai decreti sicurezza per riportarvi equilibrio e civiltà giuridica”.

“Diversi elementi sia interni, quali la bozza del testo di modifiche circolata in questi giorni, sia esterni, come il dibattito europeo sul superamento del Tratto di Dublino e sul sostegno anche economico da dare ai Paesi maggiormente esposti all’arrivo di migranti, - si legge ancora - appaiono tessere di un mosaico che si va delineando sempre più nitido e anima di fiducia chi lo osserva”.

Per il Silp, quindi, occorre subito “evitare di creare dei vergognosi ‘depositi di materiale umano’, quali quartieri degradati, centri di espulsione, strutture detentive, luoghi negletti di marginalizzazione, vere e proprie bombe sociali pronte ad esplodere al minimo innesco”. Perché “solo politiche di inclusione e di sviluppo sociale ed economico per tutti gli abitanti, in cui si unisca la cura dell’oggi con una programmazione a medio-lungo termine”, possono “guidarci verso un futuro migliore, in cui al quieto ed ordinato vivere si affianchino concrete prospettive di miglioramento e crescita per tutti, dove la cittadinanza sia legata alla condivisione dei principi e dei valori fondanti della Repubblica”.