Parte oggi a Dubai la mia partecipazione alla Cop. Ogni conferenza è un’occasione preziosa per l’azione di contrasto al cambiamento climatico. Un risultato ambizioso ai negoziati multilaterali è l’unica speranza di salvezza rispetto alla catastrofe climatica imminente, perché questa sfida si vince solo a livello globale.

In questa Cop, fra le altre cose, la politica dovrà fare un primo bilancio dei risultati ottenuti dopo gli impegni di Parigi (Global Stocktake), bilancio che il report Ipcc ha già decretato essere fallimentare. I negoziati sono sempre complessi, questa volta aggravati dalla crisi geopolitica e da una crisi energetica che ha messo più di un freno al processo di transizione energetica.

I nodi da sciogliere sono tanti: come si deve agire per ridurre concretamente le emissioni (rapida uscita dalle fonti fossili, forte sviluppo delle rinnovabili), visto che gli impegni volontari assunti dai vari paesi, se fossero tutti rispettati, porterebbero a un incremento di 3°C invece del limite di sicurezza di 1.5°C, il varo di un fondo per i danni e le perdite per i paesi più poveri, piani e strumenti per l’adattamento, una finanza che possa sostenere i paesi più poveri nella transizione senza creare nuovo debito, anche come misura di riparazione.

E, ancora, il programma di lavoro sulla giusta transizione per garantire equità, raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile, politiche e diritti del lavoro, diritti umani e tanto altro. Restano tuttavia  distanze enormi fra gli impegni drastici e urgenti che è necessario assumere e quello che è stato fatto fino adesso. 

Ci sono esigenze diverse fra paesi del Nord e del Sud del mondo, la presidenza è in evidente contrasto di interessi, gli Emirati arabi uniti sono fra i maggiori produttori di fonti fossili, e violano i diritti umani e del lavoro.  Saranno poi presenti un numero eccezionale di petrolieri e la società civile non sarà nelle condizioni di poter manifestare e protestare liberamente.

Non sono le condizioni ottimali di partenza. È possibile che da questa conferenza si possa uscire con piccoli passi in avanti sulla finanza, sul programma di lavoro per la giusta transizione e su altri tempi, ma non è quello che serve ora. Ora abbiamo bisogno di un radicale cambiamento di sistema e serve subito: per la giustizia climatica e sociale, per il lavoro, i diritti umani, la pace.