Dall’inizio degli anni novanta, i processi di esternalizzazione, di segmentazione dei processi produttivi e di frammentazione del mercato del lavoro hanno comportato, nell’industria automobilistica come in altri settori, alla creazione di gigantesche catene del valore di livello globale. Ciò ha comportato una disintegrazione verticale dei gruppi multinazionali e una profonda destrutturazione della contrattazione a aziendale e settoriale. Nelle aziende subappaltatrici, nelle aziende di fornitura e nelle agenzie di lavoro temporaneo spesso la contrattazione collettiva non viene effettuata, vengono firmati accordi deboli a livello aziendale o applicati diversi contratti collettivi. Il sindacato si trova quindi di fronte alla sfida di dover ricostruire una rappresentanza e una contrattazione coordinata lungo la catena del valore.

Uno strumento importante per poter arrivare a una contrattazione coordinata a livello sovranazionale è rappresentato dagli accordi quadro transnazionali (AQT). I sindacati con la conclusione degli AQT intendono perseguire quattro obiettivi strettamente connessi: innanzitutto, la realizzazione di standard sociali minimi in tutte le sedi dei gruppi transnazionali includendo anche i loro fornitori; in secondo luogo, lo sviluppo di un dialogo continuo con il management a livello internazionale e nazionale/locale; in terzo luogo, il sostegno delle campagne di sindacalizzazione nei rispettivi gruppi transnazionali e nelle aziende di fornitura; e in quarto luogo, il miglioramento della cooperazione internazionale fra sindacati attraverso la costituzione di reti sindacali globali.

Rappresentanza e contrattazione lungo la catena del valore nel gruppo Volkswagen
Per quanto riguarda la Volkswagen, dal 2002 al 2015 sono stati firmati sette AQT di cui tre con un ambito di applicazione che può riguardare anche i fornitori di primo livello. Nel 2002 il management, il comitato aziendale mondiale del gruppo e la federazione internazionale dei sindacati metalmeccanici (FISM) hanno firmato una Dichiarazione sui diritti sociali e le relazioni industriali in Volkswagen (Carta sociale). L’11 maggio 2012 è stata firmata una versione rivista. Nella Dichiarazione che fa riferimento alle convenzioni dell’Organizzazione internazionale del lavoro si invitano anche le aziende che collaborano con il gruppo a prendere in considerazione il documento sottoscritto. La Carta sociale garantisce fra l’altro il diritto di costituire sindacati e strutture di rappresentanza, di poter iscriversi al sindacato e di poter partecipare alle strutture di rappresentanza.

La Carta prevede inoltre che le retribuzioni pagate e le prestazioni fornite per una normale settimana lavorativa debbano corrispondere almeno al minimo garantito previsto dalla legge. In assenza di un regolamento legislativo o di categoria, si prendono come riferimento le normali prestazioni e retribuzioni di settore in uso nella regione, che assicurino un adeguato livello di vita ai dipendenti e alle loro famiglie. Per quanto riguarda le condizioni di lavoro viene stabilito che l’orario di lavoro deve corrispondere agli standard definiti dalla legge o agli standard dei rispettivi settori economici. Inoltre, l’ambiente di lavoro deve essere sicuro e salute e sicurezza devono essere garantite in modo da assicurare buone condizioni di lavoro.

Nel 2006 è stato siglato una dichiarazione sui Requisiti per uno sviluppo sostenibile in rapporto alle relazioni con i partner in affari. In questo caso l’ambito di riferimento è rappresentato da tutti i fornitori di primo livello del gruppo Volkswagen. L’accordo prevede che i fornitori abbiano l’obbligo di garantire misure adeguate di protezione ambientale e degli standard per quanto riguarda i diritti dei lavoratori. Il contenuto di questi requisiti per i fornitori, relativi a uno sviluppo sostenibile, è basato sulle linee guida interne al gruppo, sulle politiche ambientali e sui conseguenti obiettivi e specifiche ambientali, sulla politica in materia di salute e sicurezza e sulla dichiarazione sui diritti sociali e le relazioni industriali e allo stesso tempo fa riferimento agli standard internazionali esterni che la Volkswagen ha accettato in quanto multinazionale. In caso di non rispetto dei principi summenzionati la Volkswagen si riserva il diritto di terminare i rapporti con il fornitore.

Infine, nel 2012 è stato firmato un altro accordo transnazionale sul tema della somministrazione di lavoro all’interno del gruppo. Rafforzando la posizione dei lavoratori in somministrazione anche questo accordo globale rappresenta un contributo per poter superare la frammentazione del mercato del lavoro interno e della rappresentanza.

In Italia: i casi Ducati e Lamborghini
Dal punto di vista delle relazioni industriali italiane è da mettere in evidenza che nel 2015 la dichiarazione sui Requisiti per uno sviluppo sostenibile in rapporto alle relazioni con i partner in affari è stata recepita sia dal contratto integrativo della Ducati, sia da quello della Lamborghini. In ambedue i casi l’obiettivo centrale consiste nel miglioramento delle condizioni di lavoro e salariali dei dipendenti delle aziende facenti parte delle rispettive catena di fornitura. A tale scopo le due aziende del gruppo Volkswagen dovrebbero garantire la disponibilità delle imprese di fornitura ad entrare in trattativa con il sindacato.

Prima ancora, comunque, tutte e due le aziende si impegnano a realizzare una mappatura delle imprese fornitrici e a verificare la corretta applicazione della dichiarazione del 2006 anche dietro segnalazione delle Rsu. Nel caso della Lamborghini viene specificato che annualmente deve essere fornito l’elenco delle imprese che costituiscono la filiera delle attività della casa automobilistica e che la Rsu della Lamborghini potrà confrontarsi con le lavoratrici ed i lavoratori occupati nella filiera. Un particolare interesse viene attribuito alle attività svolte da lavoratori di ditte esterne in aree strategiche. In questo caso vengono presi in considerazione possibili percorsi di reinternalizzazione delle suddette attività, al fine di rafforzare le capacità e di preservare le competenze interne.

Inoltre sono previsti incontri semestrali nell’ambito dei quali le aziende forniscono una documentazione riguardante la presenza di appalti continuativi all'interno dei rispettivi siti, comprensiva dei dettagli sulle imprese coinvolte, dei contratti collettivi nazionali applicati e del numero di lavoratori interessati. La documentazione deve anche includere informazioni su eventuali attività in subappalto e le relative condizioni.

Oltretutto viene stabilito che eventuali ulteriori decentramenti ed esternalizzazioni dovranno essere oggetto di informativa e confronto preventivi tra le parti. Per quanto riguarda il tema del subappalto le parti si impegnano ad intraprendere un percorso volto a verificarne l’utilizzo per le attività continuative e a valutare congiuntamente il possibile superamento dell'istituto del subappalto.

Sia alla Ducati, sia alla Lamborghini le tematiche legate a fornitori e appalti continuativi vengono trattate nell’ambito di apposite commissioni tecniche bilaterali.

Il contratto integrativo firmato con le due aziende del Gruppo Volkswagen mette il sindacato quindi in condizioni di poter tentare di estendere la contrattazione collettiva in modo sistematico alle rispettive aziende di fornitura.

Conclusioni
Gli AQT che in genere definiscono standard minimi di lavoro trovano applicazione non solo fuori dall’Europa ma anche negli stati membri dell’Unione europea. Quando gli AQT sono applicati non solo nelle imprese focali ma anche nelle aziende di fornitura, possono essere di particolare importanza per garantire degli standard minimi nel campo dei diritti individuali, delle condizioni di lavoro e delle relazioni industriali nelle aziende dei fornitori delle case automobilistiche o dei grandi gruppi di fornitura di primo livello. Il limite consiste nel fatto che in genere l’applicazione degli AQT si ferma ai fornitori di primo livello. I subfornitori ai livelli inferiori dove le condizioni salariali e di lavoro sono spesso più critiche si trovano quindi spesso fuori dall’applicazione e dal monitoraggio degli AQT.

Per quanto riguarda i casi della Ducati e della Lamborghini sì può concludere che il recepimento della dichiarazione sui Requisiti per uno sviluppo sostenibile in rapporto alle relazioni con i partner in affari rappresenta il presupposto per implementare in modo più sistematico una contrattazione collettiva lungo la catena di fornitura volta a migliorare le condizioni di lavoro e salariali delle lavoratrici e dei lavoratori occupati nella filiera e a ridurre così il divario fra gli standard raggiunti nelle aziende focali e gli standard nelle aziende di fornitura. Il fatto di aver inserito anche il tema del subappalto nei rispettivi contratti integrativi rende i casi della Ducati e della Lamborghini particolarmente avanzati e innovativi. È inoltre da sottolineare che il diritto della RSU della Lamborghini di potersi confrontare con le lavoratrici ed i lavoratori occupati nella filiera rappresenta un primo passo nella direzione di una ricostruzione della rappresentanza lungo la catena di fornitura.

* Ricercatore Ires Emilia Romagna